Opacare, dal latino opacus (ombreggiare, oscurare,) è il termine base dal quale è nata la definizione opacarofilia, ovvero l’amore smisurato per i tramonti.

Chi, almeno una volta, non si è immobilizzato dinanzi ad un tramonto? Vedere il cielo che si adorna di colori brillanti ed esplode di perfezione, il sole che si tuffa in acqua o si nasconde dietro le sinuosità delle montagne, la sensazione di pace e di armonia che pervade ogni senso.

Simbolo di rinascita, di fine ma anche di inizio, subito dopo il tramonto sussegue il crepuscolo o l’imbrunire ovvero quell’oscurità luminosa che succede il calare del sole; il tramonto potrebbe rappresentare le seconde possibilità, il risorgere, il mutare, il «bello di natura» kantianamente parlando: il bello ci procura calma e serenità di fronte ad una forma armonica.

Il tramonto è uno spettacolo senza eguali: personificano l’ebbrezza dionisiaca e si manifestano in un sentire molto profondo che va al di là del guardare, dell’osservare: si posa in un sentiero sconosciuto della mente.

L’opacarofilia nasce dalla volontà utilizzare un termine atto a sintetizzare la «dipendenza dai tramonti»: l’immobilità dinanzi al cielo dalle sfumature aranciate, quei toni caldi che illuminano gli occhi e si riflettono nelle iridi.

La «dipendenza dai tramonti» pone chi ne è affetto a cogliere l’immensità disarmante della natura; l’osservare il sole che tramonta non si limita solo alla bellezza del paesaggio, ma diviene il teatro della coscienza, il raggiungimento -talvolta effimero- di un desiderio latente che prende forma e scoppia facendosi idea, ispirazione, volontà.

Il tramonto acceca gli occhi, tanto che si tende a socchiuderli quando la vista indugia sulla luce che emana: brucia e divampa.

Disegni, dipinti, fotografie, libri e canzoni hanno come soggetto principale il tramonto: l’arte dimostra che la natura è feconda e sa donare: «chiedilo al tramonto se le cose belle durano per sempre, sono sicuro che ti risponderà: no, ma io, ogni sera, mi vesto di meraviglia lo stesso».

Il tramonto è come una fenice: rinasce ogni volta.

 

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