Il suono dell’ultima campanella scandisce l’ultima ora dell’ultimo giorno che, per alcuni, è anche l’ultimo anno.
La fine della scuola è un momento delicato, di passaggio, di estrema vulnerabilità; gli studenti tutti sono assorti nei loro pensieri, persi a tirare le somme dell’anno scolastico appena terminato: si aggiunge, si toglie, si calcola, proprio come un’equazione matematica.
Tante e tante volte si è pensato, detto e sperato «quando finirà la scuola?» ma quando accade esiste e persiste una malinconia di fondo che non è facilmente comprensibile.
Correre per essere in orario, la disperazione per le interrogazioni e per le verifiche, le discussioni con i docenti o con i compagni stessi, le attese per i voti, le speranze e i momenti condivisi; la scuola è un posto “sicuro”, è la zona di comfort che allena alla vita. Ogni anno scolastico è ricolmo di molteplicità, mai uguale a quello precedente.
E i ragazzi impegnati nella maturità, aspettano -esperano come dicono gli spagnoli- quel giorno che precede la prima prova scritta: la notte prima degli esami.
Si attende. Si spera davvero, tra l’adrenalina e quel leggero stato di agitazione che muove le teste; e quando giunge la stretta di mano che decreta la fine, allora i sogni di essere possono cominciare a diventare manifesti, non dimenticando che «anche quando sfugge il senso esiste un motivo per essere vivo!».
Ai Professori tutti: buon lavoro per questa maturità 2025 e in bocca al lupo ai ragazzi che dovranno affrontarla!