Marano: con il termine politica si intende, leggiamo sul dizionario Treccani, “la scienza e l’arte di governare, cioè la teoria e la pratica che hanno per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello stato e la direzione della vita pubblica”.

A Marano, purtroppo, questa pratica è stata abbandonata da tanto, troppo tempo. Eccezion fatta per alcuni sporadici momenti, infatti, la città è stata abbandonata a se stessa con i cittadini che hanno perso ogni riferimento cui potersi aggrappare.

Come noto, l’ultima Amministrazione (certamente non la migliore degli ultimi anni) è stata sciolta per infiltrazioni camorristiche quasi 3 mesi fa. Da allora si è insediata la triade commissariale che dovrà governare in una situazione alquanto critica dal punto di vista economico-sociale per almeno diciotto mesi.

Dal giorno dell’arrivo dei 3 prefetti, complici anche le vacanze estive, però, la gran parte dei gruppi politici che fino ai primi di giugno imperversavano sui social sembrano essersi dileguati. Sempre più sporadiche le prese di posizione sui temi caldi del territorio. Forse impegnati su altri fronti (elezioni comunali di Napoli), i politici maranesi sembrano aver allentato la presa lasciando ai commissari piena libertà e fiducia.

E così, in questi giorni apprendiamo con rabbia e sgomento che la triade commissariale avrebbe deciso di rinunciare a 13 milioni di euro di fondi regionali destinati al rifacimento di opere del territorio. Da fonti comunali e da Santa Lucia ci arrivano voci poco confortanti a tal proposito che confermerebbero la decisione presa.
Decisione che spiazza ancora di più, considerata la situazione di dissesto in cui versano le casse comunali.

I commissari, dal canto loro, hanno da subito dimostrato chiusura nei confronti della città. Abbiamo dato loro fiducia, convinti che avrebbero operato per il bene di Marano, anche quando hanno deciso di non confrontarsi con nessuno (stampa e politica) ma è chiaro ed evidente che perdere i fondi pics per il territorio rappresenterebbe un brutto colpo difficilmente giustificabile e digeribile.

Ho sempre ritenuto che anche la peggiore delle Amministrazioni fosse meglio di qualsiasi Commissariamento, laddove viene a mancare totalmente il confronto democratico attraverso il quale ogni cittadino ha la possibilità di far valere i propri diritti e la politica diventa uno strumento per il raggiungimento del bene comune. Per questo motivo restavo di stucco quando constatavo che durante i mesi del Governo Visconti c’era chi, a più riprese e con ogni mezzo a disposizione, sperava nello scioglimento e nell’arrivo dei commissari.

Oggi, di fatto, è aumentata inesorabilmente la spaccatura fra i cittadini e le Istituzioni, e se non si inizia subito a lavorare insieme per il territorio la situazione è destinata inevitabilmente a peggiorare.
Prima che sia troppo tardi, quindi, mi auguro che ognuno di noi prenda consapevolezza delle condizioni in cui viviamo e soprattutto del ruolo che possiamo svolgere per risollevare le sorti di questa città. Abbiamo ancora una possibilità, non sprechiamola.

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