Marano: sono settimane sempre più convulse in città.

Dall’arrivo della Commissione d’accesso ad oggi, non c’è stato un giorno in cui non si sia parlato dei possibili scenari che si presenteranno fra pochi mesi.

E, al di là di chi racconta la pura cronaca, sono sempre di più coloro che sostengono di avere la verità in tasca, di conoscere già gli esiti del lavoro della Commissione d’accesso e di cosa accadrà di conseguenza.

La cosa più grave, però, è che molti di questi fanno il tifo in maniera sfegatata affinché il Comune venga sciolto per infiltrazioni camorristiche. A prescindere dal fatto che un eventuale ennesimo scioglimento rappresenterebbe una sconfitta per l’intera comunità maranese, ci si dimentica degli innumerevoli danni commessi durante i commissariamenti. Danni che sono stati in grado di far rimpiangere quasi sempre le Amministrazioni che li avevano preceduti.

E allora la domanda nasce spontanea. Perché alcuni addetti ai lavori sperano nello scioglimento? Le risposte che ci siamo dati sono molteplici e differenti.

Abbiamo identificato 5 profili:

1) il politico che ha un impellente bisogno di ricandidarsi per giocarsi le ultime cartucce prima di andare definitivamente in pensione;
2) lo stalker che non pensa ad altro che attaccare l’operato altrui, spesso offendendo in maniera volgare e intollerabile;
3) il frustrato del “vorrei ma non posso”, che le prova tutte per svoltare la carriera e fino ad oggi si è sempre trovato col cerino in mano;
4) il tuttologo che ne sa sempre una in più degli altri, che ama criticare senza mai proporre nulla;
5) il deluso, ovvero colui che aveva determinate aspettative poi disattese (non per forza per responsabilità altrui).

Ad oggi, al netto di giudizi relativi all’operato dell’Amministrazione Morra (su cui non mancano critiche legittime), bisognerebbe spendere il proprio tempo a cercare di essere d’esempio nei confronti degli altri provando a costruire qualcosa di concreto e propositivo piuttosto che lavorare con l’unico obiettivo di distruggere qualsiasi cosa venga detta o fatta da altri, inasprendo un confronto politico già altamente deficitario.

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