Marano è un paese che cade a pezzi, paralizzato dall’inadeguatezza e dall’impreparazione della sua classe dirigente, ormai disabituato a qualsiasi tipo di dibattito, confronto o prassi democratica, che sarebbero l’ABC di un qualsiasi Comune.
Non ci meravigliamo, quindi, che se l’opposizione – in modo strumentale, cavalcando l’onda dell’ennesimo scivolone della giunta – si decide a presentare una mozione di sfiducia all’assessore D’alterio, a seguito di un mancato stanziamento di fondi per la protezione civile, i vertici della polizia municipale, in una nota stampa, si permettono il lusso di entrare a gamba tesa nel dibattito politico cittadino.
Questo è l’ennesimo segnale di una città malata che ha bisogno di essere ribaltata dalla A alla Z, riportando la nostra comunità a farsi carico di ciò che accade in paese, di sentirsi parte fondamentale, l’unica che ha il diritto e le capacità per indicare la strada da intraprendere per risollevare Marano.
È un percorso lungo e faticoso che deve affondare le sue radici innanzitutto nel ridare spazio alla cultura, alla socialità e alla formazione politico-amministrativa.
Ormai non è più tempo di cure all’acqua di rose. Chiedere le dimissioni della Costa, fresca fresca di rinnovo dell’incarico per un altro anno, sarebbe il minimo ma l’opposizione istituzionale è così complice ed assuefatta da questo teatro dell’assurdo che difficilmente dirà una parola sull’accaduto.
Per chi si fosse perso l’ennesimo teatrino in salsa maranese

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