MARANO. Nella giornata di sabato 8 marzo, si è svolta, presso la “Casa Dei Diritti”, la presentazione del volume “Siamo tuttƏ Frida”, un itinerario alla scoperta della storia biografica dell’artista messicana Frida Kahlo, nei suoi snodi cruciali, attraverso gli episodi e gli eventi che ne hanno segnato la statura intellettuale, la formazione culturale, l’intricato intessere della ragnatela del sé, della relazione con l’altro, in un incessante fluire, che è un fondersi e scomporsi, congiungere e scindersi, in un perpetuo movimento alternato di costruzione e disfacimento. Un viaggio in Frida. Attraverso Frida. Una Itzpapalot, una “farfalla con gli artigli”, una novecentesca Deborah Sampson, una figura semi-mitologica, donna-uomo che non rinuncia alla virilità nella lotta estenuante per l’affermazione dell’essere, nel rivendicare il diritto d’esistere, di autogovernarsi, che si affranca dalle catene millenarie che imprigionano l’Io in una forma, reclamando con la sua stessa realtà corporea la possibilità di essere ogni cosa.

Frida Kahlo, attraverso la penna magistrale della scrittrice e pittrice Paola Quatrale, ci costringe a fare i conti con la nostra stessa esistenza, con i limiti dell’umano e l’opportunità di una sovra-realtà concreta, un oltre non ideale né idealizzato, inducendoci ad una spontanea introspezione, una regressione ingenua e impulsiva nel grembo di Madre Natura alla ricerca di risposte primordiali, ispirando al contempo un ripensamento delle impalcature socio-culturali prefissate, delle strutture identitarie, macigni che sbarrano la strada all’evoluzione.

Frida rivive attraverso la sua arte. Ma rivive anche in noi, nei meandri della nostra civiltà, nella pluralità di donne che hanno segnato la storia dell’umanità e in ciascuna delle contemporanee sorelle che la accolgono. “Mi chiamo Frida, ma potrei avere tanti altri nomi: Amparo, Lucia, Manuela, Rigoberta”.

È una ed è molteplice:  Lou Salomè, Carla, Hannah, Malala, Michela.  “Potrei avere tanti altri nomi, tutti declinati al femminile come femmina è La Libertà e femmina è La Lotta per Essa. Femmina, La Resistenza. Femmine: La Rivoluzione, La Insurrezione, la Rivolta. Femmina come La Anarchia, perché femmina è La Vita”.

“Chiamatemi Anti-Gone: nata per essere contro”. O chiamatela Paola. Perché è nella Quatrale che l’artista risorge nella sua forma più originale, senza storpiature, in una analisi e reinterpretazione in chiave moderna dell’immortalità di una figura che instancabilmente parla alla modernità, ricucendo con pennellate vivaci ed immagini allusive l’insanabile spaccatura tra passato e presente.

Paola Quatrale rappresenta una Frida eterea ma risolutamente immanente e tangibile, allegorica ma solidissima nella sua palpabile materialità. A-temporale e a-spaziale. Attraverso questa seconda “pelle” con cui le dona nuova vita, la scrittrice-artista restituisce la Kahlo a se stessa, riconsegnandone alla Storia il volto più rivoluzionario, le sfumature più anticonvenzionali, risarcendola dal dolore, decifrandone la complessità. Le estirpa dalla mente la figura di Diego Rivera e le innesta la centralità dell’Io, “Io ho in mente me”, la santifica laicamente, ne fraziona e ricongiunge le identità. Estromettendola, poi, dalla logica binaria del maschile-femminile come concetti reciprocamente escludenti -che la stessa Frida d’altronde ripudiava-, ne plasma una fisionomia androgina, in cui dialogano incessantemente il mascolino e il femmineo.

E la pittrice, libera, innamorata di sé e della vita, slegata da ogni vincolo binomiale e da ogni convezione, diviene l’incarnazione della rivolta. È essa stessa la rivoluzione. Arricchisce e contamina l’inevitabile e urgente insurrezione, alimenta il fermento politico dei giorni nostri. Perché politica è la lotta per l’acquisizione di spazi sicuri per tutt3 l3 soggettività, politica è la battaglia per l’autodeterminazione dei corpi. Politico è l’aborto ed altrettanto lo sono  lo smantellamento delle strutture patriarcali, la lotta alla violenza di genere, la decostruzione di una società fallocentrica e la revisione di un linguaggio “maschiocentrico”; politica è la valorizzazione dell’alterità in termini di proficuo arricchimento.

E nel giorno-simbolo della lotta transfemminista per la parità di genere, la riflessione collettiva ha toccato doverosamente anche il tema della violenza di genere, figlia e nutrimento del patriarcato- e delle sue espressioni machiste e misogine-, prodotta dalla smania di esercizio della forza e dell’autorità -che, come ha sottolineato la criminologa Gabriella Notorio, è da intendersi come “potere” nella concezione dell’uomo e “responsabilità” dalla donna-, attraverso le testimonianze e le competenze delle attiviste dello sportello antiviolenza “Frida Kahlo La Città delle Pari Opportunità”.

A moderare la discussione, cui sono intervenute la socia fondatrice dello sportello ed operatrice Stefania Fanelli, l’avvocata Maria Giovanna Lanatà e la Life Coach Valeria Giuliano, la sociologa e criminologa Gabriella Notorio, presidentessa dell’associazione.

 

 

 

 

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