Kiev: Il presidente ucraino Zelensky ha chiesto armi e munizioni.
I Paesi che lo appoggiano hanno promesso nuovi rifornimenti. Perché di questo si tratta: nelle ultime settimane c’è stato un flusso continuo di aerei cargo nel disperato tentativo di puntellare le difese davanti all’aggressione imminente.
Scendiamo nel concreto.
Gli Stati Uniti hanno stanziato 350 milioni di dollari per aiuti militari e 250 per altro materiale civile. La Repubblica Ceca ha annunciato un pacchetto da 8,6 milioni di dollari. Include munizioni, fucili di precisione, mitragliatrici, sistemi ottici. Equipaggiamenti che seguono quelli di fine gennaio, quando sono stati inviati proiettili per artiglieria. Possibile che anche la Francia, così come altri governi, sia pronta a fare la sua parte. Dichiarandolo o senza dirlo. Esistono, da sempre, le triangolazioni. L’Olanda ha previsto, per ora, l’invio di 200 missili Stinger (anti-aerei).
Per assistere i difensori serve una rete logistica adeguata. All’epoca della presenza sovietica in Afghanistan c’era la retrovia pachistana, da qui passava il sentiero per alimentare la lotta della guerriglia. Ora questa funzione potrebbe essere svolta dalla Polonia, come hanno già indicato fonti da Washington. È uno stato confinante e qui sono presente alcune migliaia di soldati statunitensi, compresi reparti di parà.
Ma quale tipo di armi possono essere inviate? Di sicuro sistemi contro-carro per rallentare la marcia delle colonne russe. Un impiego indispensabile in questa fase ma che diventerà ancora più importante nel caso di un’attività di guerriglia. Lo si è visto bene in Siria: prima del decisivo intervento russo-iraniano i lanciamissili Tow, forniti attraverso complicati canali, hanno decimato i reparti corazzati di Assad. Sono mobili, possono essere nascosti e trasportati. Non cambiano l’equilibrio di forze, servono a rendere la vita difficile all’occupante. Non meno importanti mortai, radio per le comunicazioni, esplosivi, mine e visori notturni (per sfruttare condizioni più favorevoli). E ancora i missili anti-aerei portatili, per contrastare gli elicotteri, come avvenne sempre nel teatro afghano. L’Ucraina già possiede molti di questi “pezzi”, inoltre sono arrivate grandi quantità di Javelin anti-tank. Nulla di segreto in quanto sui social è pieno di foto dei cargo, gli appassionati li hanno tracciati su Twitter, compilando persino degli elenchi. Però le scorte si esauriscono in fretta.
I russi, poi, hanno le loro contromisure. Passive, elettroniche, tattiche. Le immagini hanno evidenziato come nelle formazioni dell’Armata siano numerosi i dispositivi per parare la minaccia degli ordigni esplosivi. Gli elicotteri che hanno partecipato all’operazione sull’aeroporto di Gostomel lanciavano i «flares» per confondere i missili. I soldati di Putin – perlomeno quelli più addestrati – dovrebbero conoscere i rischi, lo Stato Maggiore conosce, difficile valutare l’impatto per le molte reclute al loro battesimo del fuoco. Alcuni osservatori hanno rilevato molta cautela, scarsa iniziativa, tendenza a restare chiusi nei blindo.
Infine esistono nodi diplomatici. L’invio di armi attraverso stati confinanti è comunque un coinvolgimento nel conflitto. Come reagirà Mosca? Potrebbe minacciare ritorsioni. Joe Biden ha escluso qualsiasi impegno diretto di militari americani, lo ha dichiarato solennemente alla nazione. La promessa riguarda anche attività coperte della Cia? Nel 2015 l’intelligence ha avviato un programma di assistenza alle truppe speciali ucraine: quel filo si è interrotto? Difficile crederlo. La storia recente racconta che tutti usano l’azione clandestina. Mosca, Washington, Gerusalemme, Teheran. È nelle cose. Attira i leaders. Perché a volte è l’unica strada possibile, anche se non sai dove ti possa portare.

