Nel Regno Unito tutti, o quasi, d’accordo: la settimana lavorativa di 4 giorni non danneggia le aziende e migliora la produttività e la salute dei dipendenti. E’ quanto emerge dal più vasto esperimento mai condotto a livello mondiale su una ipotesi che – complice anche la pandemia – punta ad affermare nuove modalità di lavoro, per alcune categorie. I risultati del progetto pilota saranno presentati oggi ufficialmente a Londra alla Camera dei Comuni ma i risultati sono già noti e sembrano alquanto inequivocabili a favore della settimana lavorativa di 32 ore. Il test ha coinvolto 61 aziende britannico che operano in settori assai diversi e che per sei mesi dal giugno 2021 si sono impegnate a ridurre del 20% l’orario di lavoro per tutto il personale, garantendo al tempo stesso parità di salario per i propri dipendenti.
Alla fine, è emerso che almeno 56 delle 61 aziende che hanno partecipato al programma hanno dichiarato di voler continuare con la settimana lavorativa di quattro giorni: di queste 18 aziende hanno confermato che questa impostazione è diventata un cambiamento permanente. Solo tre aziende hanno comunicato di aver sospeso per il momento la settimana lavorativa di quattro giorni nella loro organizzazione. Gli studiosi dell’Università di Cambridge e del Boston College americano hanno condotto la ricerca coordinata dall’organizzazione no profit 4 Day Week Global, in collaborazione con il think tank Autonomy e il gruppo di campagna 4 Day Week Campaign.
I risultati hanno rivelato un calo significativo dei tassi di stress e malattia tra i circa 2.900 dipendenti che hanno sperimentato una settimana lavorativa più breve.Circa il 39% dei dipendenti ha dichiarato di essere meno stressato rispetto all’inizio del processo e il numero di giorni di malattia presi durante il processo è diminuito di circa due terzi.
Peraltro – afferma il rapporto – i dipendenti hanno mostrato molta più disponibilità a conservare il proprio posto, nonostante l’esperimento sia stato condotto proprio nel periodo delle “grandi dimissioni” in cui – in un ripensamento post-Covid – moltissimi lavoratori hanno abbandonato le proprie occupazioni in cerca di maggiore flessibilità. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si è registrato un calo del 57% delle uscite del personale delle società che hanno partecipato al programma. Ma a calare sono stati anche i livelli di ansia, le difficoltà a dormire e i burnout mentre un numero crescente di dipendenti ha ammesso una maggiore facilità nel cercare un equilibrio con le proprie responsabilità familiari. La maggior parte delle aziende ha scelto di concedere a tutto il proprio personale il venerdì libero, mentre alcuni hanno affermato di potersi prendere il lunedì o il venerdì, mentre altri hanno optato per un giorno libero comune per il personale. Buone notizie anche sul fronte economico, visto che nel periodo del test i fatturati delle aziende coinvolte sono aumentati dell’1,4%, dato che balza a +35% rispetto allo stesso periodo del 2021.
Sul fronte opposto, alcuni dipendenti hanno espresso preoccupazione per l’aumento dei carichi di lavoro e per la necessità di dover definire e concentrare in un tempo più ridotto le proprie attività. Ma per Joe Ryle, direttore della 4 Day Week Campaign, questo esperimento è “un importante momento di svolta” in una campagna verso una settimana lavorativa di quattro giorni. “In un’ampia varietà di settori dell’economia, questi risultati incredibili mostrano che la settimana di quattro giorni a parità di stipendio funziona davvero”, ha affermato Ryle. “Sicuramente è giunto il momento di iniziare a diffonderla in tutto il paese”.
Ora la parola passa alla politica: a ottobre scorso il deputato laburista Peter Dowd ha presentato una proposta di che abbasserebbe il tetto massimo della settimana lavorativa da 48 a 32 ore per tutti i lavoratori britannici.
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