Prosegue con un fine settimana all’insegna della sperimentazione e della contaminazione tra generi la terza edizione di “TUTTA UN’ALTRA MUSICA”, la rassegna concertistica prodotta dalla Fondazione Il Canto di Virgilio e in programma fino al 14 dicembre presso la sede della Fondazione (Via Santa Chiara, 10/c – Napoli).
Dopo il successo dei primi appuntamenti, la rassegna conferma la sua vocazione di crocevia di suoni e linguaggi, proponendo per sabato 1 e domenica 2 novembre due eventi distinti per atmosfere ma uniti dalla ricerca di una profonda espressività musicale.
Sabato 1° novembre, ore 20: JAZZINDUO con Arabella Rustico e Domenico Sanna. Il jazz come forma d’incontro, libertà e comunicazione profonda. Sabato sera il palco della Domus Ars vedrà protagonista Arabella Rustico, giovane e affascinante contrabbassista-vocalist, insieme a Domenico Sanna, uno tra i più quotati pianisti del panorama jazz italiano. Il duo propone una raffinata e personale rilettura del grande repertorio degli standard, esplorando con eleganza e sensibilità le atmosfere più intense e suggestive del genere. Il concerto si trasforma in un dialogo vivo e spontaneo tra i due strumenti, un gioco di equilibrio tra ritmo e melodia, tra partitura scritta e improvvisazione. L’espressività dei due musicisti, unita a una scelta del repertorio accurata e ricercata, dà vita a un’esperienza sonora intima e coinvolgente, capace di toccare le corde più autentiche dell’animo.
Domenica 2 Novembre, ore 18: debutta lo spettacolo IL PADRONE DELLA VOCE – Fred Gaisberg a Napoli: dischi, canzoni e macchine parlanti.
Domenica 2, la rassegna propone un affascinante viaggio alle origini della registrazione sonora con “Il Padrone della Voce”, concerto narrato su testo di Anita Pesce, con Mauro Gioia e Giuseppe Burgarella al pianoforte. Lo spettacolo, in prima assoluta, rievoca la figura di Fred Gaisberg, il pioniere dell’industria discografica che, agli albori del Novecento, arrivò a Napoli per compiere le prime storiche registrazioni della canzone napoletana. Attraverso musica e parola, la pièce ricostruisce quel momento magico in cui la voce cominciò a farsi memoria, dando vita a un filo invisibile che unì il canto popolare alla poesia. Un mosaico di voci e versi dimenticati che racconta un’altra Napoli, autentica e visionaria, i cui echi risuonano ancora nel cuore di chi ascolta.
«Rievocando questa leggendaria seduta di incisione del 1900 – sottolinea Mauro Gioia – e i nomi degli autori e dei compositori di quelle 35 canzoni su disco, ho pensato che Gaisberg si fosse imbattuto in una sorta di anello di congiunzione trascurato della canzone napoletana: quello che unì Aniello Califano, Vincenzo Russo, Giuseppe Capaldo, Diodato del Gaizo, Gennaro Ottaviano, Luigi Fragna agli autori di testi immortali come Di Giacomo e ad altri che sarebbero  venuti successivamente, come Bovio e Murolo, restituendo ai posteri i prodotti di poeti spontanei e spesso dimenticati. Preti spretati, viveurs sciupafemmine, vinai, guantai, persino assassini… ma tutti poeti, tutti accomunati dalla matrice popolaresca, tutti straordinari nel raccontare un’altra Napoli».

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