Di una riforma Champions se ne parla ormai da anni e proprio nel giorno in cui è stata ufficializzata (partirà dalla stagione 2024/25), i club ricchi d’Europa hanno annunciato la Superlega.
Il modo in cui è stata data la notizia della Superlega sembra una ripicca per l’impostazione della nuova Champions, sulla quale i club più ricchi non erano d’accordo.
Inutile raccontare di questa Superlega finita prima di cominciare.
In passato più volte Aurelio De Laurentiis ha dichiarato di volere un torneo diverso con protagonisti
i “migliori club” d’Europa.
Nel 2016 il patron del Napoli ha dichiarato:
“Sono contrario alla riforma della Champions League così come è stata studiata, piuttosto facciamo un campionato a 30 squadre con le prime cinque leghe europee“.
Con queste parole il presidente del Napoli , a margine del Festival Fuoricinema di Milano, ha criticato la nuova formula della massima competizione per club continentale.
Secondo la sua idea alla nuova Champions dovrebbero partecipare le prime sei classificate dei campionati di Spagna, Francia, Inghilterra, Germania e Italia in un vero e proprio campionato di andata e ritorno.
Il numero uno del Napoli aveva parlato di Superlega come di un business da 10 miliardi di euro l’anno.
Inoltre in passato si è espresso anche riguardo il campionato italiano:
“Questo vorrebbe dire ridurre il numero delle squadre del campionato italiano, ma se devo essere onesto, secondo me il
campionato italiano non dovrebbe avere più di 10 squadre. E’ giusto che in serie A ci siano solo squadre a posto finanziariamente, con stadi a posto e con un numero di spettatori sufficiente”.
Nel 2019 ci fu una riunione per parlare della proposta di Andrea Agnelli e dell’ Eca di una Super Champions League dal 2024.
Aurelio De Laurentiis, ai microfoni de Il Corriere della Sera, ha criticato l’idea di Agnelli con una proposta nuova: “Vuole la Superlega? Agnelli è uno intelligente, non voglio credere che abbia in mente un torneo di questo tipo che sarebbe riduttivo per il resto del calcio europeo. Una formula che potrebbe anche rivelarsi valida in una fase iniziale, ma alla fine allontanerebbe una buona fetta di pubblico e di tifosi dal mondo del calcio. Ciò che mi preoccupa è che si parli di riforma a partire dal triennio 2024-27. I buoi stanno già uscendo dalle stalle e tra poco diminuiranno drasticamente gli spettatori, sia per i nostri stadi reali e che per quelli virtuali. I ragazzini si stanno distaccando presi solamente dagli electronic games. Invece di fare guerre tra Eca, Uefa e Leghe europee, innoviamo il calcio preda di vecchi meccanismi e istituzioni menefreghiste che tendono al conservatorismo pur di durare nei tempi”.
La proposta rivoluzionaria di De Laurentiis:
“In primis risolvere la pirateria, poi in ambito nazionale andrebbe favorita la costruzione degli stadi, con una modifica della legge esistente: procedure più snelle e una normativa volta a creare equilibro economico, sia nella gestione dello stadio che del suo complesso. La Champions e l’Europa League vanno abolite, avvicendandole con un torneo, articolato in 80 squadre, cui accedano le prime sette della classifica dei campionati italiano, francese, tedesco, inglese e spagnolo e le prime quattro dei campionati portoghese, olandese, belga, svedese e tutti gli altri. Squadre divise in quattro gironi da venti: 19 partite/giornate di gara per ciascun girone. Gare secche con location estratte a sorte per stabilire il team che gioca la prima in casa e dare via al calendario.
Lo chiamerei European Cup, le partite si giocherebbero il martedì, mercoledì e giovedì, rispettando così la collocazione dei campionati nazionali durante il fine settimane. Farei un accordo tra Eca e Leghe europee, attribuendo il cinque per cento del fatturato alla Uefa, per usufruire dei suoi professionisti che lavorerebbero all’organizzazione dei tornei”.