Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profonda
preoccupazione per la recrudescenza di episodi di violenza minorile che stanno sconvolgendo
Napoli e la sua area metropolitana. Gli eventi degli ultimi giorni raccontano una realtà in cui la
rabbia, la solitudine e la perdita di riferimenti educativi stanno trasformando le strade e perfino le
scuole in luoghi di conflitto. La scuola, tuttavia, non può e non deve essere un semplice osservatore:
deve diventare il centro di un nuovo progetto educativo e sociale, capace di prevenire il disagio e di
restituire senso e speranza alle nuove generazioni.
I dati diffusi dalle forze dell’ordine sono allarmanti: tra i 14 e i 18 anni aumentano i casi di minori
denunciati per reati gravissimi, tra cui tentato omicidio, spaccio di droga e aggressioni. L’episodio
avvenuto a San Paolo Bel Sito il 5 settembre scorso richiama alla mente le scene di “Arancia
meccanica”: quattro ragazzi, tre dei quali minorenni, hanno violato il domicilio di un’anziana donna
affetta da problemi psichici, lanciando oggetti e insulti fino a provocarle un grave stato di agitazione
che ha richiesto il ricovero ospedaliero. Questo gesto, apparentemente privo di logica, rivela invece
la profonda frattura emotiva e morale che attraversa una parte della gioventù, sempre più incapace
di riconoscere l’altro come essere umano.
Il CNDDU ritiene che la risposta non possa limitarsi alla repressione o all’emergenza. È necessario
un piano nazionale che rafforzi il ruolo educativo e preventivo della scuola. Ogni istituto dovrebbe
essere dotato di un’équipe stabile di psicologi, mediatori e tutor sociali in grado di intervenire
precocemente sui segnali di disagio. La formazione degli insegnanti deve essere orientata anche alla
gestione delle dinamiche relazionali, alla prevenzione del bullismo e alla costruzione di percorsi di
educazione ai diritti umani e alla legalità. La scuola deve diventare un presidio culturale radicato nel
territorio, aperto ai giovani anche oltre l’orario curricolare, capace di offrire spazi di ascolto,
creatività e partecipazione.
Invitiamo le istituzioni a investire in progetti di educazione emotiva, attività sportive e iniziative
artistiche che favoriscano la cooperazione e la solidarietà. Solo restituendo ai ragazzi la possibilità
di esprimersi in modo costruttivo si potrà interrompere la spirale dell’aggressività. La scuola, se
sostenuta e valorizzata, può essere la prima vera arma contro la violenza, perché educa alla
consapevolezza, al rispetto e alla responsabilità.
Napoli, città di dolore ma anche di rinascita, può diventare il simbolo di una rivoluzione educativa
che parta dai banchi e arrivi alle piazze, alle famiglie, alle istituzioni. Ogni ragazzo ascoltato,
accolto e accompagnato verso un cammino di crescita civile è una vita sottratta alla violenza. La
sfida è culturale prima che giudiziaria: solo unendo scuola, famiglia e comunità potremo restituire
ai giovani la fiducia nel futuro e la certezza che la vita, propria e altrui, resta il primo diritto da
difendere.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU