Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profonda
preoccupazione per l’episodio verificatosi presso l’Istituto comprensivo “35° Scudillo Carafa
Salvemini” di Napoli, dove una docente ha rinvenuto un coltello nascosto nei bagni della scuola. Un
gesto apparentemente isolato che, in realtà, impone una riflessione ampia e urgente sul ruolo
educativo della scuola e sul delicatissimo equilibrio che ogni giorno gli insegnanti sono chiamati a
mantenere in contesti sempre più complessi.

L’intervento tempestivo della docente, che ha agito con coraggio, lucidità e senso del dovere,
testimonia quanto il ruolo dell’insegnante vada ben oltre la mera trasmissione di saperi. L’educatore
è, di fatto, una sentinella del benessere collettivo: vigila, ascolta, intuisce i segnali del disagio e
interviene con discrezione e responsabilità per prevenire situazioni di rischio. Tuttavia, questo
impegno quotidiano si svolge spesso in solitudine, con risorse limitate e sotto il peso crescente di
responsabilità civili e penali che gravano su chi, come i docenti, deve tutelare la sicurezza, la
crescita e la serenità degli studenti.

Nelle classi di oggi convivono fragilità, disuguaglianze e nuovi linguaggi emotivi che richiedono
competenze pedagogiche raffinate e una presenza educativa costante. Il gesto della professoressa
rappresenta un atto di cittadinanza attiva e di cura, ma anche un segnale di allarme: i docenti non
possono continuare a essere i soli custodi di un equilibrio che andrebbe condiviso con famiglie,
istituzioni e comunità educante.

Il CNDDU sottolinea l’urgenza di un sostegno sistematico alla scuola pubblica, che deve essere
dotata di strumenti di prevenzione, formazione psicopedagogica e reti di collaborazione con i
servizi territoriali. È necessario investire nella formazione continua degli insegnanti, riconoscendo
loro non solo competenze didattiche ma anche funzioni educative e sociali fondamentali per la
coesione del Paese.

Educare ai diritti civili significa creare ambienti in cui ogni studente possa sentirsi accolto,
valorizzato e responsabilizzato. Dietro episodi come quello di Napoli si celano spesso solitudini,
assenze educative, bisogni non ascoltati. Solo una scuola riconosciuta e sostenuta nel suo ruolo di
comunità educante può trasformare la paura in consapevolezza, l’allarme in crescita, il rischio in
opportunità di dialogo.

Occorre inoltre rafforzare il dialogo tra scuola e famiglie, affinché l’educazione torni a essere un
progetto condiviso e non un terreno di contrapposizione. La responsabilità educativa non può essere
delegata esclusivamente ai docenti, già gravati da compiti che esulano dal loro mandato originario
ma che, di fatto, diventano imprescindibili in una società in crisi di riferimenti.

Il CNDDU propone che gli episodi di disagio scolastico siano analizzati attraverso laboratori di
riflessione educativa, supervisionati da esperti e condotti in un clima di ascolto reciproco. Solo così
si può costruire un nuovo patto educativo di corresponsabilità, che unisca scuola, famiglie, studenti
e istituzioni locali.

La scuola resta il luogo in cui si impara non solo a conoscere, ma anche a convivere, rispettare,
scegliere la nonviolenza come principio di vita. È questo il senso più profondo dell’insegnamento
dei diritti umani: trasformare ogni crisi in un’occasione di rinascita etica e civile.
Esprimiamo la propria solidarietà alla docente e all’intero corpo scolastico coinvolto, riaffermando
con forza che la scuola, quando agisce nella piena coscienza del proprio mandato formativo, resta il
più autentico presidio di legalità, democrazia e speranza civile del nostro Paese.

prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU

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