Parigi: Sembra non esserci pace per Imane Khelif, la pugile algerina che, dopo essere finita nel mirino della propaganda transfobica dell’ultradestra italiana – prima e dopo l’incontro con Angela Carini, ora viene attaccata dalla Federazione Pugilistica Ungherese.

Lajos Berkó, membro del consiglio esecutivo dell’associazione pugilistica ungherese, ha dichiarato: “Sono molto dispiaciuto che ci sia uno scandalo e che dobbiamo parlare di un argomento che non è compatibile con lo sport. Questo è inaccettabile e scandaloso”. L’associazione vuole “esprimere la nostra indignazione e chiedere al Cio di riconsiderare la sua decisione, che ha consentito a un atleta di entrare nel sistema di gare del Cio che era stato precedentemente bandito dai campionati mondiali”.

La Federboxe ungherese, invece, ha comunicato al Cio di opporsi “alla presenza nei Giochi dell’atleta algerina, esclusa dai Mondiali nel 2023 dopo non aver superato un test biologico. Il nostro comitato olimpico ha a cuore gli interessi dell’atleta ungherese, per questo motivo sta approfondendo quali mezzi può utilizzare per tutelare il diritto di Anna Luca Hamori a una competizione leale sulla base delle norme attuali”. In questa direzione, ha aggiunto la federazione ungherese, “sono stati avviati dei contatti col Cio per chiarire la situazione”.

A sfidare, questo pomeriggio, l’atleta algerina sarà – infatti – Anna Luca Hamori, prima pugile di Budapest alle Olimpiadi, che sul suo account Tik Tok si è lasciata andare a dichiarazioni di una gravità inaudita: “Domani devo combattere contro un uomo. È stato dimostrato che Imane Khelif è un uomo. Nel 2023 è stata squalificata”.

Affermazioni che, tra l’altro, non tengono conto delle dichiarazioni del portavoce del CIO, Mark Adams, che nei giorni scorsi aveva dichiarato: “Tutte le partecipanti alla categoria femminile rispettano le regole di ammissibilità alla competizione. Sono donne sui loro passaporti, e si afferma che è così.”

La pugile magiara, tra l’altro, aveva dichiarato alla stampa di “non aver paura” del suo avversario e che quindi si sarebbe regolarmente presentata sul ring per affrontarla mentre sul suo Instagram aveva ripreso a fare polemica con affermazioni – “Se lui o lei è un uomo, sarebbe una vittoria più grande se dovessi vincere io” – che hanno provocato la risposta del Comitato Olimpico algerino che ha presentato formale denuncia proprio per i suoi post offensivi che ha, a sua volta, provocato la presa di posizione del CIO che ha ufficialmente redarguito Anna Luca Hamori.

Sembra proprio che, come nel caso del match con l’italiana Angela Carini, il vero incontro si stia tenendo al di fuori del ring, e che in palio più che una medaglia olimpica ci siano la libertà, i diritti e l’inclusività che dovrebbe garantire lo sport a tutti e tutte.

Una posta in palio che i rappresentanti del Comitato Olimpico Palestinese devono aver capito visto la ferma e pronta condanna che hanno fatto nei confronti di comportamenti ritenuti “non etici mirati alla distinta campionessa algerina, Eman Khlaif, da parte di certi mezzi di comunicazione con falsa propaganda. Tali attacchi alla sua persona sono completamente infondati e non etici, soprattutto mentre si prepara per l’evento più significativo della sua carriera sportiva, i Giochi Olimpici. Il Comitato Olimpico Palestinese esprime piena solidarietà a Eman Khlaif”.

L'Altra Notizia

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