Parigi: Parigi esattamente un secolo dopo, era il 1924, torna ad ospitare i Giochi Olimpici per la terza volta in assoluto (dopo la prima edizione nel 1900 e, appunto, quella del 1924), raggiungendo Londra tra le città europee ad aver ospitato il maggior numero di edizioni delle Olimpiadi.
Si stima che la spesa per l’organizzazione dell’evento sia di più o meno 9 miliardi di euro. Ed oggettivamente stando allo sfarzo e alla maestosità della Cerimonia di inaugurazione di ieri pomeriggio non si fa fatica a crederci.
Abbiamo assistito, nella spettacolare cornice naturale che solo la città di Parigi sa offrire con l’iconica Tour Eiffel, la Senna e i giardini delle Tuileries, ad una cerimonia che è già nella storia per tanti motivi diversi: dagli spettacoli di luci e balli, alle tantissime performance canore tra cui vale la pena citare quella finale di Céline Dion passando per i tantissimi campioni che si sono alternati come tedofori per accendere il sacro fuoco delle Olimpiadi finendo con coloro che saranno i veri protagonisti di questi Giochi, gli oltre 11 mila atleti in gara a rappresentare i 206 Paesi partecipanti.
Ad attirare la nostra attenzione, però, è stato il passaggio delle delegazioni lungo la Senna…
Il massacro di Parigi
Uno dei momenti più toccanti della Cerimonia è stato il momento in cui alcuni rappresentanti della delegazione Algerina hanno gettato nella Senna diversi fiori per ricordare i martiri del massacro di Parigi del 1961, un evento che – colpevolmente – la Francia ha voluto rimuovere dal ricordo collettivo.
Il 17 ottobre del 1961, nel pieno della lotta di liberazione, il FLN (Fronte di Liberazione Nazionale Algerino) aveva organizzato una dimostrazione pacifica, proprio a Parigi, per rispondere al coprifuoco imposto dal governo francese ai soli cittadini musulmani francesi d’Algeria. Una manifestazione partecipatissima, coloratissima ed altrettanto pacifica che venne attaccata preventivamente e con inaudita violenza: i manifestanti vennero pestati con i bidules, gli antenati dei manganelli, all’epoca di legno e lunghi quasi un metro. La polizia non esitò a sparare a più riprese sulla folla. Molti algerini furono gettati giù dai ponti nella Senna, provocando la morte di centinaia di persone.
A loro ieri è andato il ricordo e l’omaggio della delegazione algerina e di chi da sempre sostiene l’autodeterminazione dei popoli.
Israele, la delegazione che non avrebbe dovuto esserci
Come prevedibile il passaggio della delegazione israeliana lungo la Senna è stato accolto con assordanti fischi da gran parte del pubblico accorso. E non poteva essere altrimenti visto quanto sta accadendo da nove mesi a questa parte in Palestina e dal momento che anche l’ultimo vincolo formale, la Tregua Olimpica, è stata violata dal governo di Tel Aviv con i bombardamenti dello scorso 23 luglio che hanno provocato la morte di circa 100 palestinesi nella zona di Khan Younis.
Mai prima d’ora del resto era successo che un Paese partecipante ai Giochi Olimpici avesse infranto la Tregua Olimpica, istituita nell’Antica Grecia e rinnovata di edizione in edizione dei Giochi Olimpici. Per questa edizione di Parigi 2024 la Tregua era entrata in vigore lo scorso 19 luglio (e finirà il 14 settembre) come corollario della Risoluzione per la Tregua Olimpica, votata da 118 paesi – solo 2 astenuti – nel corso della settantottesima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite svoltasi nel novembre del 2023. Risoluzione che, beffardamente, è stata intitolata “Costruire un mondo pacifico e migliore attraverso lo sport e l’ideale Olimpico”…
Il tutto senza considerare su chi sia ricaduta la scelta per fare il portabandiera della delegazione israeliana: il judoka Peter Paltchik, ex soldato dell’esercito di Occupazione, che sui suoi social si faceva fotografare mentre incideva dediche “da me per voi con piacere” sugli ormai tristemente noti missili che hanno raso al suolo Gaza e devastato la vita di migliaia di civili innocenti.
La presenza della delegazione palestinese alle Olimpiadi è la dimostrazione che la Palestina esiste e resiste
Tutt’altra accoglienza è stata riservata alla delegazione palestinese, la più nutrita di sempre, presente ai Giochi Olimpici. Gli atleti, sin dal loro arrivo all’aeroporto di Parigi, sono stati sommersi dall’affetto e dalla solidarietà. Così anche ieri nel corso della Cerimonia di Inaugurazione al loro passaggio sulla Senna si sono sentiti fragorosi applausi e qualche coro pro-Palestina. Gli stessi atleti, con immensa classe e sobrietà, hanno voluto approfittare del momento e del palcoscenico per mandare un messaggio di denuncia a tutto il mondo per quanto avviene in Palestina e per dimostrare che la Palestina c’è, sportivamente ed umanamente e che, nonostante tutte le difficoltà, vincerà. Messaggio affidato al portabandiera e pugile Waseem Abu Sal o per meglio dire alla camicia che ha indossato. Ricamate sul corpo della camicia diverse bombe che vengono sganciate sopra un cielo soleggiato mentre un bambino gioca a calcio, in chiaro riferimento, ai bombardamenti israeliani. Sul colletto, invece, due foglie di ulivo simbolo di pace e speranza.
La loro presenza, il poter sventolare al cielo la bandiera della Palestina e la possibilità di salire per la prima volta sul podio olimpico sono la chiara ed inequivocabile dimostrazione che la Palestina esiste e continuerà a farlo!