Roma: “Un brusco ritorno al passato“, un’ora di “vuota retorica” senza “una parola sulla lotta di liberazione e la Resistenza”. Pd e Cinque Stelle, nel giorno della fiducia al governo Meloni, attaccano a testa bassa la premier e il modello d’Italia che emerge dal suo discorso. Se Enrico Letta da un lato promette che i dem saranno “guardiani inflessibili” della Costituzione e dall’altro apre alla possibilità di fare scelte insieme sull’Ucraina, Giuseppe Conte preannuncia “un’opposizione implacabile”. “Ha attaccato i più indigenti prospettando l’abolizione del reddito di cittadinanza”, rincara l’alleanza Verdi-SI. Mentre il terzo polo usa toni più soft e in particolare Iv, per voce del coordinatore Ettore Rosato, assegna un sei (la sufficienza) alle parole pronunciate dalla presidente del Consiglio. Ma è sulla commissione d’inchiesta Covid – cavallo di battaglia di Matteo Renzi – che si crea un asse potenziale con la maggioranza. Meloni, infatti, chiede di “fare chiarezza su quanto avvenuto durante la gestione della crisi pandemica”, parole che celano l’intenzione di dare vita a una commissione di inchiesta sulla gestione del Covid e che vengono accolte dal plauso entusiasta di Azione-Iv. “Ottima notizia – commenta in tempi record la capogruppo al Senato Raffaella Paita -. Non faremo mancare il nostro apporto al governo su questo punto”.
La presidente del gruppo coglie l’occasione anche per attaccare il leader del M5s: “Va fatta finalmente luce sulla missione dei sanitari russi che sono entrati nei nostri ospedali sotto il governo Conte”. Non è un mistero che il terzo polo, dopo essere rimasto a bocca asciutta sulle vicepresidenze e i questori d’Aula punti alle commissioni, e quella sul Covid, a questo punto, potrebbe essere un’opzione. Gli attriti tra le forze di minoranza emergono anche dalle parole del responsabile enti locali del Pd, Francesco Boccia: “Chi ha rotto il campo largo tra progressisti e democratici dovrebbe sentirne sulla pelle, fino in fondo, la responsabilità politica”. Rosato, invece, se la prende proprio con i dem tirando in ballo il segretario definito “il vero grande sponsor di questo governo, l’unico capace di distruggere qualsiasi ipotesi di coalizione con chiunque”. Carlo Calenda apprezza “la parte sulle donne” dell’intervento del capo del governo, insieme alla posizione espressa sul reddito e sul posizionamento internazionale, ma poi chiosa: “Il resto è fuffa. C’è un concreto rischio di galleggiamento”.