La dieta vegetariana e quella vegana generano un impatto minore sull’ambiente rispetto alla dieta mediterranea e sono anche maggiormente sostenibili sul piano economico, data l’esclusione di carne e pesce. Sono i principali risultati di un’indagine condotta da Altroconsumo sulla sostenibilità di tre diverse diete: mediterranea, vegetariana e vegana. La dieta giusta – spiega una nota – può quindi prevenire malattie anziché curarle, ma anche ridurre il proprio impatto ambientale proprio consumando alimenti più sostenibili, valorizzando al massimo i prodotti vegetali e stagionali e riducendo il consumo di carne e di latticini, visto che la loro produzione genera una ingente quantità di gas serra. Secondo il rapporto delle Nazioni Unite di dicembre 2023, la filiera alimentate è infatti responsabile del 30% delle emissioni di gas serra e queste sono causate al 60% circa dai prodotti animali.
La dieta vegetariana, rispetto a quella vegana, che prevede anche uova e latticini, consuma però più acqua, anche rispetto alla dieta mediterranea, per la presenza di formaggi. Infatti, un adulto che segue la dieta vegetariana ogni settimana produce 11 kg di CO₂ equivalente, 17 mq di suolo e 1.980 litri di acqua. Il regime alimentare più economico è quindi quello vegetariano. Infatti, il costo settimanale della spesa vegetariana è di 53 euro circa. Meno di quanto spende chi segue la mediterranea che deve mettere in conto 63 euro circa a settimana, il 17% in più. Per i vegani, il costo della spesa settimanale è simile a quella dei vegetariani, 54 euro, mentre quella mediterranea costa il 15,5% in più. I vegani spendono di più per le alternative vegetali alle proteine, prodotti che incidono per il 16% sulla spesa settimanale, oltre a frutta e verdura che rappresentano il 45% della spesa.