Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani accoglie con senso di
responsabilità la firma del rinnovo contrattuale 2022–2024 per il comparto scuola. Dopo un lungo
confronto, l’accordo segna un passo avanti verso la valorizzazione del personale scolastico, pur
lasciando aperte questioni sostanziali sul piano economico e professionale.

Gli aumenti previsti, pari in media a 150 euro mensili per i docenti, rappresentano un
riconoscimento atteso, ma non ancora sufficiente a compensare la perdita di potere d’acquisto
maturata negli ultimi anni. È un risultato che, pur meritando apprezzamento, non può essere
considerato risolutivo rispetto al divario che separa l’Italia dagli standard europei di retribuzione nel
settore dell’istruzione.

Le parole del ministro Giuseppe Valditara, che ha definito la firma un “risultato storico” e un atto di
“dignità restituita”, evidenziano la volontà di riportare la professione docente al centro del dibattito
pubblico. Tuttavia, la dignità professionale non può esaurirsi in un incremento salariale: essa si
conquista attraverso un sistema che riconosca la complessità del lavoro educativo, favorisca la
formazione continua e promuova un clima di fiducia e stabilità.
Il CNDDU sottolinea che il nuovo contratto deve rappresentare l’avvio di un processo di riforma
strutturale, non un episodio isolato. La scuola necessita di un progetto economico e culturale
coerente, che la renda attrattiva per le nuove generazioni di insegnanti e competitiva a livello
europeo.

Dal punto di vista economico, l’accordo mobilita circa 4,1 miliardi di euro per l’intero comparto,
ma l’aumento reale per i docenti italiani rimane inferiore a quello riconosciuto in Paesi come
Germania, Francia e Spagna, dove le retribuzioni sono integrate da sistemi di premi di merito,
bonus di aggiornamento e agevolazioni fiscali. In Germania, ad esempio, i docenti beneficiano di un
meccanismo di rivalutazione annuale automatica legata al costo della vita; in Finlandia, i
programmi di formazione avanzata determinano progressioni di carriera con aumenti fino al 20%;
in Francia, il “passeport professionnel” collega i percorsi di aggiornamento al riconoscimento
economico.

I docenti italiani, invece, non dispongono di un sistema strutturato che colleghi merito, innovazione
e retribuzione. È su questo terreno che occorre agire per allineare l’Italia ai modelli più avanzati.
Il CNDDU, in un’ottica costruttiva e propositiva, avanza le seguenti misure operative:
– Istituzione di un meccanismo di adeguamento automatico annuale delle retribuzioni basato
sull’indice reale d’inflazione, sul modello tedesco, per evitare la perdita di potere d’acquisto
tra un rinnovo contrattuale e l’altro.
– Creazione di un Fondo nazionale per l’innovazione didattica e la cittadinanza globale, che
premi i docenti impegnati in progetti su diritti civili, inclusione e sostenibilità, con incentivi
economici e punteggio di carriera.
– Introduzione di crediti formativi retribuiti per la formazione avanzata, come avviene in
Finlandia, affinché l’aggiornamento professionale non sia un onere personale ma un
investimento dello Stato.
– Sperimentazione di forme di welfare integrativo per i docenti, comprendenti agevolazioni
fiscali per la cultura, i trasporti e l’acquisto di materiali didattici, seguendo l’esempio
francese e spagnolo.
– Istituire un tavolo permanente tra Ministero, rappresentanze professionali e mondo della
ricerca educativa per monitorare l’impatto delle politiche retributive e formative.

Queste misure, sostenibili sul piano finanziario e coerenti con le migliori pratiche europee,
contribuirebbero a restituire prestigio alla professione docente e a garantire la qualità
dell’offerta formativa.
Il CNDDU ribadisce che il tema della retribuzione non è solo una questione economica, ma un atto
di giustizia verso chi forma cittadini consapevoli, difende la libertà di pensiero e promuove i valori
universali dei diritti umani.

prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU

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