Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani accoglie con vivo interesse e
senso di responsabilità le dichiarazioni della ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli,
pronunciate al convegno “La Carta di Solfagnano a un anno dal G7: il punto sulle priorità”. Il
richiamo a un “cambio epocale nella presa in carico delle persone con disabilità” rappresenta una
prospettiva ambiziosa, che può segnare un vero passaggio di civiltà solo se accompagnata da scelte
coerenti, partecipate e concretamente attuabili.
Mettere la persona al centro del proprio progetto di vita significa costruire percorsi che rispettino
l’identità, la libertà e i desideri di ciascuno, superando la logica dell’assistenza e aprendo la strada a
un modello basato sull’autonomia e sulla valorizzazione delle capacità individuali. In questa
direzione, il CNDDU ritiene essenziale che il rinnovamento annunciato trovi radici solide nella
scuola, luogo dove la cultura dell’inclusione si forma e si consolida. È necessario investire in
formazione continua per i docenti, rafforzare la collaborazione tra scuola e famiglia e rendere
strutturali le figure di supporto educativo e psicologico, affinché ogni studente con disabilità possa
intraprendere un cammino realmente personalizzato.
Il fondo destinato all’inclusione lavorativa dei giovani con disabilità rappresenta un passo positivo,
ma dovrà essere accompagnato da politiche che facilitino il dialogo tra il mondo della scuola e
quello produttivo. Occorre costruire ponti tra istruzione e lavoro, favorendo esperienze formative
che preparino i ragazzi a inserirsi in contesti professionali capaci di riconoscerne e valorizzarne le
competenze.
L’annunciato bando da 300 milioni di euro rivolto agli enti del Terzo settore potrà produrre risultati
significativi solo se fondato su trasparenza e coordinamento tra le istituzioni. Il CNDDU propone
che tali progetti coinvolgano attivamente le scuole e le università, creando sinergie virtuose tra
educazione, formazione e territorio.
Per rendere stabile questa nuova visione è necessario attivare presìdi permanenti di osservazione e
ascolto, composti da rappresentanti di scuole, enti locali e associazioni, in grado di monitorare i
bisogni e assicurare continuità agli interventi. Solo un approccio condiviso e partecipativo potrà
garantire che le risorse disponibili diventino strumenti reali di emancipazione e non semplici misure
episodiche.
Il CNDDU ribadisce che la vera riforma parte dal cambiamento dello sguardo: non considerare la
disabilità come un limite, ma come una componente della diversità umana che arricchisce l’intera
comunità. Una società che educa all’empatia e al rispetto dei diritti è una società più giusta, più
forte e più libera.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU