Il Coordinamento apprende con profondo dolore la tragica scomparsa del docente Gerardo Antonio
Castelli, avvenuta presso l’Istituto Comprensivo “Piscicelli-Maiuri” di Napoli, e si stringe con
affetto ai familiari, ai colleghi e agli studenti. Castelli non era solo un docente di matematica: era un
costruttore quotidiano di curiosità, un punto di riferimento che trasformava le aule in laboratori di
scoperta e le difficoltà in opportunità di crescita.
Accanto al dolore personale, questa perdita ci impone una riflessione pubblica: la professione
docente, così come viene oggi svolta, comporta carichi emotivi, psicologici e organizzativi che ne
fanno un lavoro intrinsecamente usurante e logorante. Lavorare in aula significa sostenere
responsabilità di sorveglianza e cura costanti, gestire classi numerose e complesse, affrontare
situazioni di fragilità sociale e di disagio psicologico, svolgere un’intensa attività di supporto
educativo fuori dall’orario ufficiale, assorbire tensioni legate alla sicurezza e alla convivenza,
aggiungere alla didattica normali incombenze amministrative e tecnologiche: tutte condizioni che
erodono progressivamente le risorse fisiche e mentali dell’insegnante.
Oggi, alla luce di quanto avvenuto, chiediamo con fermezza che la professione docente sia inserita
tra le categorie riconosciute come lavori usuranti e gravosi, perché solo un riconoscimento
normativo esplicito potrà tradursi in diritti concreti per la salute e per la previdenza degli insegnanti.
È già in vigore, per categorie specifiche, uno strumento di uscita anticipata e di tutela, l’APE
sociale, e sono attivi percorsi amministrativi per il riconoscimento dei benefici per gli addetti ai
lavori usuranti: tali strumenti dimostrano che è possibile prevedere vie agevolate di pensionamento
per attività che logorano fisico e psiche nel tempo.
La nostra proposta è costruita secondo criteri praticabili e coerenti con l’impianto normativo
esistente, così da poter essere rapidamente tradotta in atti concreti: riconoscere per legge che
mansioni tipiche dell’insegnamento — la sorveglianza educativa, la gestione giornaliera di classi
con bisogni complessi, il carico di lavoro extra-orario per la preparazione delle attività e il supporto
ai più fragili, l’esposizione ripetuta a stress emotivi e a conflittualità — costituiscono elementi
rilevanti ai fini dell’applicazione delle misure pensionistiche agevolate. In pratica chiediamo che il
legislatore estenda esplicitamente alle categorie scolastiche i criteri che oggi consentono ad alcune
tipologie di lavoratori di accedere a pensionamenti con requisiti anticipati, prevedendo modalità di
verifica semplificate e tutele previdenziali calibrate sulla specificità della professione. Tra gli
strumenti immediatamente praticabili rientrano l’applicazione selettiva dell’APE sociale e
l’ammissione agli elenchi dei lavori usuranti per chi dimostri di aver svolto per periodi significativi
funzioni e attività tipiche dell’insegnamento.
Chiediamo che le condizioni per il riconoscimento siano formulate in modo da considerare non solo
mansioni meramente fisiche, ma anche la ripetuta esposizione a fatiche psichiche e relazionali, la
gestione di disabilità e vulnerabilità a scuola, le responsabilità legate alla sicurezza e all’inclusione,
e l’impegno prolungato nell’utilizzo di tecnologie e didattica digitale che spesso si traduce in lavoro
aggiuntivo non retribuito. La proposta che portiamo è connessa a criteri temporali realistici: periodi
di servizio certificato in condizioni usuranti valutati su finestre temporali recenti (ad esempio anni
determinanti negli ultimi dieci), combinati con soglie contributive che tengano conto della carriera
tipica del docente, offrendo la possibilità di opzioni di uscita anticipate e flessibili, compatibili con
la sostenibilità del sistema previdenziale. Le modalità operative possono utilizzare le procedure già
predisposte dagli enti previdenziali per la verifica delle condizioni di usura e per le domande di
accesso ai benefici, così da evitare lungaggini amministrative e garantire tempestività di tutela.
Ribadiamo che non si tratta di un privilegio ma di giustizia sociale: riconoscere la natura logorante
della professione significa rispettare la dignità di chi educa e tutelare il diritto degli studenti ad
avere docenti in piena efficienza psicofisica. Per questo il CNDDU propone l’avvio immediato di
un confronto con il Ministero dell’Istruzione e del Merito, il Ministero del Lavoro e con le
rappresentanze sindacali per tradurre la proposta in un disegno di legge quadro che contempli criteri
di accesso chiari, protocolli di accertamento rapidi, e misure di accompagnamento per la
ricollocazione e la formazione del personale in uscita.
Nel ricordare la figura di Antonio Castelli, chiediamo che il suo impegno e la sua dedizione non si
disperdano nel solo cordoglio: la sua storia sia il motore di una trasformazione normativa che renda
compatibile la cura delle nuove generazioni con la tutela della salute di chi educa. Il Coordinamento
Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani continuerà a seguire con determinazione
questo obiettivo, fino a ottenere un riconoscimento effettivo e strumenti previdenziali commisurati
alla complessità della professione docente.
Ci stringiamo al dolore della comunità di Napoli e ribadiamo che la memoria del maestro Antonio
dovrà tradursi in politiche concrete a difesa della vita, della salute e della dignità dei docenti italiani.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU