Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani prende atto dell’annuncio
del Ministro dell’Istruzione e del Merito in ordine all’erogazione di una misura una tantum pari a
145 euro lordi a favore del personale scolastico.

Pur riconoscendo il carattere di segnale politico, si ritiene opportuno evidenziare che tale
provvedimento appare inadeguato rispetto ai principi sanciti dall’art. 36 della Costituzione, secondo
cui il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro prestato
e in ogni caso sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa.

L’art. 3 Cost. richiama altresì l’eguaglianza sostanziale dei cittadini, principio che non può dirsi
rispettato laddove gli insegnanti italiani risultano, secondo i dati contenuti nel rapporto OCSE –
Education at a Glance 2025, collocati all’ultimo posto in Europa per progressione retributiva e
potere d’acquisto.

È doveroso rammentare che la contrattazione collettiva nazionale, disciplinata dal d.lgs. 165/2001 e
demandata all’ARAN, non può ridursi a meri interventi episodici, bensì deve garantire la continuità
della tutela retributiva e il recupero del differenziale inflattivo, come previsto anche dall’art. 36
Cost. e dalla giurisprudenza consolidata della Corte costituzionale (sentenze n. 178/2015 e n.
124/2017).

L’importo di 145 euro lordi equivale, in termini concreti, a un incremento una tantum di natura
meramente simbolica, incapace di incidere sul reale fabbisogno di adeguamento strutturale.
Il CNDDU propone pertanto l’istituzione, mediante legge di bilancio, di un piano decennale
vincolante finalizzato ad allineare progressivamente le retribuzioni dei docenti italiani alla media
europea, con incrementi annui non inferiori a 250 euro netti, in conformità ai parametri
internazionali OCSE e nel rispetto dell’art. 117 Cost., che impone il coordinamento con i vincoli
derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.
Tale piano dovrebbe essere scandito da obiettivi annuali verificabili, con una clausola di
salvaguardia che impedisca lo spostamento delle risorse già destinate alla scuola verso altri
comparti.

Andrebbe inoltre istituito un Fondo nazionale per la valorizzazione del personale docente e ATA,
dotato di risorse aggiuntive e vincolate, con finanziamenti pluriennali non soggetti a rimodulazione.
Il CNDDU chiede che gli incrementi salariali siano accompagnati da misure accessorie
obbligatorie: indennità di sede, buoni pasto, agevolazioni per l’aggiornamento professionale,
coperture sanitarie integrative.
È necessario prevedere anche un sistema di progressione di carriera basato non solo sull’anzianità,
ma su merito documentato e funzioni di responsabilità, in analogia con altri Paesi europei.
Un simile progetto rappresenterebbe un’innovazione strutturale, idonea a colmare il divario con i
partner internazionali e a restituire al corpo docente la dignità economica e professionale che gli
compete.
Inoltre, in conformità all’art. 97 Cost., che sancisce il buon andamento e l’imparzialità della
Pubblica Amministrazione, l’investimento nella professionalità degli insegnanti costituisce
condizione imprescindibile per l’efficienza del sistema scolastico nazionale.
Infine, l’adozione di tali misure rafforzerebbe il principio di uguaglianza sostanziale (art. 3 Cost.),
assicurando che gli operatori della conoscenza non siano più discriminati rispetto agli altri comparti
pubblici.

Il Coordinamento richiama il Governo e le parti sociali alla responsabilità politica e giuridica di
garantire al personale della scuola una retribuzione non aleatoria, bensì fondata su criteri di equità,
proporzionalità e dignità professionale, nel rispetto della Costituzione e degli standard
internazionali.

prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU

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