Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) intende
richiamare l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica sulla necessità di rafforzare il ruolo
dei Garanti per la disabilità istituiti presso gli enti locali.

La recente entrata in vigore del D.lgs. 20/2024, che ha istituito il Garante nazionale dei diritti delle
persone con disabilità, ha segnato un passo fondamentale nel riconoscimento e nella tutela dei diritti
di milioni di cittadini. Tuttavia, accanto alla figura nazionale, è evidente quanto sia strategico il
radicamento territoriale dei Garanti comunali e regionali, chiamati a farsi interpreti delle esigenze
quotidiane delle persone con disabilità.

Queste figure, spesso istituite con regolamenti locali, svolgono compiti delicati: raccogliere
segnalazioni, interagire con amministrazioni pubbliche, monitorare i servizi sociali, promuovere
l’accessibilità e farsi portavoce delle famiglie. Si tratta di attività che richiedono tempo,
competenza, responsabilità e capacità di mediazione.
Ad oggi, però, in molti enti locali i Garanti operano a titolo gratuito, con risorse limitate o
inesistenti. Tale situazione rischia di svuotare la funzione stessa del Garante, riducendone l’efficacia
e impedendo un’azione incisiva.

Il CNDDU propone pertanto che la nomina dei Garanti presso i Comuni e le Regioni sia
accompagnata da un indennizzo fisso e regolamentato di 1.200 euro mensili, finanziato attraverso
fondi vincolati di bilancio o in quota parte da trasferimenti statali e regionali.
Questa cifra appare del tutto sostenibile: equivale a circa 14.400 euro annui lordi per ciascun
Garante, un impegno proporzionato per Comuni medi e grandi, con bilanci spesso superiori a decine
di milioni di euro. Per i piccoli Comuni, si potrebbe prevedere la possibilità di istituire Garanti in
forma associata, riducendo i costi e garantendo comunque un presidio efficace.
Va inoltre sottolineato che un investimento di 14.400 euro annui rappresenta, in media, meno dello
0,05% di un bilancio comunale medio, dunque una quota trascurabile rispetto ai benefici sociali
garantiti.

Inoltre, la previsione di una soglia minima e uniforme su tutto il territorio nazionale eviterebbe
disparità di trattamento tra enti più ricchi e enti più piccoli.
Si potrebbe immaginare un cofinanziamento statale o regionale per i Comuni con meno di 15.000
abitanti, così da rendere l’indennizzo accessibile ovunque.
Un costo nazionale stimato per garantire la misura in tutti i Comuni italiani sarebbe contenuto e
comunque inferiore a molti altri capitoli di spesa sociale già previsti.
La scelta, quindi, non va letta come un aggravio insostenibile, ma come un atto di giustizia
redistributiva che consolida i diritti delle persone più fragili.
Un Garante sostenuto da risorse adeguate è più capace di prevenire contenziosi, migliorare la
qualità dei servizi e alleggerire anche il lavoro delle amministrazioni.
La fattibilità economica, dunque, è concreta e la sostenibilità ampiamente dimostrata.
Una misura di questo tipo garantirebbe: riconoscimento formale della professionalità richiesta;
maggiore continuità operativa; possibilità di dotarsi di strumenti e collaboratori qualificati;
riduzione del rischio che l’incarico sia percepito come puramente simbolico.
Il nostro appello va dunque al Parlamento, al Governo e all’ANCI affinché si definisca una cornice
normativa uniforme, che assicuri sostegno economico e organizzativo ai Garanti locali, rendendo la
tutela dei diritti delle persone con disabilità un presidio stabile e non occasionale.

Il CNDDU ribadisce la convinzione che la dignità dei cittadini con disabilità non possa essere
affidata al volontariato istituzionale, ma esiga figure dotate di reale autorevolezza, strumenti
adeguati e risorse certe.
Solo così la funzione di garanzia potrà tradursi in un’effettiva promozione dei diritti umani a livello
territoriale.

prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU

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