Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani desidera intervenire sulla
recente riflessione di Mattia Abbate riguardo al diritto al tempo libero delle persone con disabilità,
sottolineando l’urgenza di spazi e iniziative realmente inclusivi. Partecipare a esperienze ludiche,
culturali o sportive non è un semplice svago: è un diritto fondamentale che contribuisce alla dignità,
al benessere e alla partecipazione piena nella vita sociale. Le barriere architettoniche rappresentano
spesso ostacoli concreti, che limitano la possibilità di vivere la città e le sue attività, rendendo
necessario ripensare il modo in cui organizziamo il tempo libero per tutti.
In questo senso, progetti come quello di Embrace Experiences assumono un valore esemplare,
perché dimostrano che un turismo realmente inclusivo è possibile. Offrire esperienze creative e
sportive accessibili a chiunque, senza distinzione tra persone con e senza disabilità, significa
riconoscere che l’inclusione non è un optional ma una condizione naturale della convivenza civile.
La scelta di affidarsi agli “esperti sul campo”, ossia alle stesse persone con disabilità che indicano le
difficoltà e suggeriscono le soluzioni, è un modello da cui tutti possiamo imparare, perché insegna
che l’ascolto diretto è insostituibile rispetto alla semplice conoscenza normativa.
Il diritto al tempo libero non deve limitarsi a eventi simbolici in luoghi iconici della città, spesso
irraggiungibili per chi ha esigenze specifiche. Deve significare poter vivere esperienze reali,
quotidiane e condivise, come partecipare a una caccia al tesoro, scoprire la street art o cimentarsi in
sport inclusivi. Garantire questo diritto richiede sensibilità, collaborazione e la volontà di progettare
la città pensando a tutti, trasformando la fruizione culturale, sportiva e ricreativa in un’opportunità
concreta e universale.
L’inclusione nel tempo libero diventa anche una lezione di società: imparare a condividere spazi,
esperienze e momenti di svago con persone di abilità diverse educa al rispetto, alla solidarietà e alla
consapevolezza dei diritti altrui. Ogni attività pensata per essere accessibile è un passo verso una
cultura più aperta, in cui le differenze non dividono ma arricchiscono. Il CNDDU invita istituzioni,
operatori culturali e cittadini a sostenere iniziative che rendano accessibile il tempo libero, perché la
piena inclusione non è un privilegio ma un diritto di ogni persona. Il lavoro di associazioni come
Embrace Experiences, così come le riflessioni di Mattia Abbate, dimostrano che è possibile
costruire una società in cui divertirsi, apprendere e partecipare non dipende dalle abilità fisiche di
ciascuno, ma dalla volontà collettiva di abbattere barriere e pregiudizi.
Rendere il tempo libero e il turismo inclusivi significa affermare con concretezza il principio di
uguaglianza e dare a tutti la possibilità di vivere appieno la propria vita, senza esclusioni né
compromessi. È un impegno che richiede coerenza, creatività e perseveranza, ma soprattutto
attenzione concreta alle esigenze di chi troppo spesso viene marginalizzato. Il CNDDU si impegna
a promuovere il dialogo tra scuole, istituzioni e associazioni, affinché il concetto di inclusione
diventi parte integrante della progettazione urbana, culturale e ricreativa. Solo così il diritto al
tempo libero per le persone con disabilità potrà smettere di essere un’idea astratta e trasformarsi in
una realtà tangibile e partecipata.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU