Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani desidera riflettere
pubblicamente su una pronuncia della Corte di Cassazione che ci riguarda da vicino. Lo fa non solo
come operatori del diritto, ma come educatori, cittadini, e persone impegnate ogni giorno a formare
coscienze libere e consapevoli.
Stiamo parlando della sentenza n. 22579 del 16 giugno 2025, emessa dalla Terza Sezione Penale
della Corte di Cassazione (Presidente Di Nicola, Relatore Giorgianni). Il tema trattato è
delicatissimo: la cosiddetta “pedopornografia virtuale”.
La Corte ha chiarito che anche fumetti, disegni, immagini frutto della fantasia, se rappresentano
minori in contesti sessualmente espliciti in modo verosimile, rientrano nell’ambito dell’art. 600-
quater.1 del Codice Penale. In altre parole: non serve che il minore esista davvero perché ci sia
reato. È sufficiente che quella rappresentazione appaia reale, che evochi – con forza visiva – la
possibilità concreta di un abuso.
Una parte della motivazione ci ha colpiti in modo particolare. Vi si legge che il legislatore ha voluto
garantire una “tutela rafforzata all’intangibilità della personalità dei minori” e al rispetto dei loro
tempi di crescita. È un concetto che chi lavora nella scuola conosce bene: educare significa
proteggere, ma anche saper attendere. Rispettare i tempi, i silenzi, le fragilità dell’età evolutiva.
E allora ci chiediamo: cosa succede quando la cultura visiva che circonda bambini e adolescenti
rompe quel patto invisibile di protezione? Quando anche un disegno può alludere a un atto sessuale
e farlo apparire “normale”, “possibile”, persino attraente?
Noi insegnanti sappiamo bene quanto la rappresentazione conti. Sappiamo che i linguaggi visivi –
fumetti, manga, cartoni, video, meme – parlano ai ragazzi con una forza che spesso supera quella
delle parole scritte o dette in aula. Ecco perché questa sentenza ci riguarda.
Perché ci dice che esiste un confine – sottile ma reale – tra libertà artistica e sfruttamento simbolico.
Ci dice che non tutto ciò che è “finzione” è innocuo, soprattutto quando si tocca l’immaginario
collettivo sull’infanzia. Ci dice, in sostanza, che dobbiamo agire.
Alla luce di questi scenari, il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani
rivolge un appello al Ministro dell’Istruzione e del Merito, Prof. Giuseppe Valditara, affinché si
apra un tavolo di lavoro volto a introdurre nelle scuole italiane strumenti più efficaci di prevenzione
e formazione, in grado di affrontare il tema della rappresentazione dei minori nel mondo dei media
e della cultura visuale contemporanea.
In particolare, proponiamo:
– L’inserimento nei curricula scolastici di percorsi strutturati di educazione all’etica
dell’immagine, che vadano oltre la semplice educazione digitale. È necessario sviluppare nei
giovani una coscienza critica capace di decodificare i messaggi veicolati da contenuti visivi
apparentemente innocui – come fumetti, manga e animazione – che spesso nascondono
rappresentazioni distorte o pericolose dell’infanzia e del corpo minorile.
– La formazione dei docenti su questi temi di confine, nei quali diritto, arte, tecnologia e
responsabilità etica si intrecciano. Serve una nuova competenza educativa che permetta agli
insegnanti di interpretare e affrontare con consapevolezza contenuti ambigui, spesso
sottovalutati, che fanno parte della quotidianità mediatica degli studenti.
– La creazione di spazi di parola e confronto all’interno delle scuole, in cui ragazze e ragazzi
possano discutere, con il supporto di adulti formati, il modo in cui la rappresentazione dei
corpi, dell’infanzia e della sessualità è presente nei media. Solo così sarà possibile costruire
un immaginario più sano, rispettoso e autentico.
Questa non è una battaglia ideologica, né una richiesta di censura. È una proposta di responsabilità
educativa e culturale. Perché oggi, più che mai, l’etica dell’immagine è parte integrante
dell’educazione ai diritti umani.
Il CNDDU si rende fin da ora disponibile a collaborare con il Ministero, le istituzioni scolastiche e
gli enti formativi per dare concretezza a queste azioni, con progetti, strumenti didattici, momenti di
formazione e ricerca condivisa.
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU