Quando si parla di bullismo, s’intende definire un comportamento aggressivo e ripetitivo nei confronti di una vittima con pochi mezzi a disposizione per potersi difendere. Con il diffondersi delle nuove tecnologie, si è diffuso il fenomeno del  cyberbullismo a cui il Presidente dell’ ASSOCIAZIONE NAZIONALE GUARDIE PARTICOLARI GIURATE  Giuseppe Alviti ha sempre rivolto una attenzione particolare  : un atto ancor più aggressivo, intenzionale e ripetuto nel tempo, condotto attraverso i mezzi elettronici di comunicazione. La pericolosità di questo fenomeno sta nel fatto che il bullo può mantenere l’anonimato e che la diffusione anche di una singola immagine o informazione sulla vittima può diventare virale con un semplice “click” in pochissimo tempo. Un esempio recente di dominio pubblico è stato quello dell’atleta algerina Imane Khelif durante le appena concluse olimpiadi parigine, la quale, dopo aver vinto la medaglia d’oro nella categoria femminile 66 chili di pugilato, ha depositato una denuncia presso l’ufficio giudiziario francese che si occupa di  cyberbullismo. La denuncia riguarda gli attacchi che la boxista ha subìto nelle ultime settimane a causa di un’estesa polemica intorno alla sua intersessualità. Una vera campagna «misogina, razzista e sessista», alimentata dall’odio. Una cosa ancor più raccapricciante se contestualizzato in un contesto sportivo. Alfredo Mulè, presidente dell’omonimo Team di Taekwon-do, a settembre con l’inizio dell’anno sportivo, inizierà una serie d’incontri in collaborazione con #Hatetrackers: l’obiettivo comune sarà quello di combattere il razzismo e la discriminazione, prevenendo e contrastando i discorsi di odio online, partendo proprio dallo sport, formando gli atleti non solo nel fisico ma anche nella mente, con tutte quelle informazioni atte a riconoscere e agire contro tali violazioni dei diritti umani. “Questi incontri per quanto mi riguarda – parla il Dottor Alfredo Mulè – dovrebbero essere d’obbligo per tutte le Federazioni, Associazioni e Società Sportive Nazionali, lo dico in qualità di padre, maestro ma soprattutto in qualità di Safeguarding” (gli obiettivi del safeguarding sono quelli di garantire un ambiente sicuro e accogliente in cui tutti siano valorizzati e rispettati e congiuntamente disporre pratiche di prevenzione, contrasto e sanzione di qualsiasi condotta discriminatoria, forma di abuso e/o sfruttamento sulla persona, in ogni ambito, per ragioni di razza, origine etnica, religione, età, genere e orientamento sessuale, idee politiche, status sociale, disabilità e risultati delle prestazioni sportive). Sicuramente la vicenda di Imane è complessa e merita una seria e pacata riflessione. Non conoscendo con precisione tutti gli elementi dal punto di vista medico e avendo solo informazioni frammentarie e difficilmente controllabili, non sarebbe saggio trarre conclusioni affrettate e riteniamo doveroso lasciare il tempo per valutazioni più dettagliate, ma comunque fin d’ora, tutto il nostro rispetto va a questo maestro, che oltre a incarnare il vero senso dello sport, diffonde i valori della solidarietà, della lealtà, del rispetto della persona e delle regole, che sono i principi fondanti di ogni società sana.

Comunicato stampa

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