La partenza di Vomeroff segna un momento significativo per la scena culturale partenopea, avviando la sua prima stagione con la direzione artistica di Stefano Amatucci presso la piccola sala vomerese Teatro Sala Ferrari.

Le prime due serate inaugurali di novembre si configurano come un affascinante percorso che spazia dal grande omaggio a una figura iconica del cinema e del teatro, fino ad abbracciare la visione innovativa di un autore della nuova generazione napoletana.

Sabato 8 Novembre: Omaggio a Lina Wertmüller

La stagione prende il via con una serata inaugurale dedicata a Lina Wertmüller. Un omaggio in forma di proiezione dello spettacolo teatrale da lei stessa scritto e diretto, “Amore e magia nella cucina di mamma”.

L’evento è ad ingresso libero su prenotazione e vedrà la presenza in sala di Isa Danieli, protagonista dello spettacolo, e di Luisa Amatucci, che debuttò nella produzione all’età di 8 anni.

Lo spettacolo, che debuttò al Festival dei due mondi di Spoleto nel 1979, è una “commedia-nera” che trae spunto dalla cronaca del primo caso giudiziario clamoroso del dopoguerra, quello di Leonarda Cianciulli, la “saponificatrice di Correggio”. Ambientato nel 1939, il testo racconta la storia di Leonarda, madre amorosa che in una “cucina, regno di magia e di amore”, compie l’estremo sacrificio per sconfiggere la morte che vuole aggredire il suo unico figlio.

Domenica 9 Novembre: “Eduardo C’est Moi” e la drammaturgia “verticale” di Fabio Pisano

La seconda serata è affidata a “Eduardo C’est Moi”, scritto e diretto da Fabio Pisano, classe 1986, figura emergente della drammaturgia partenopea.

Lo spettacolo si avvale di musiche originali eseguite dal vivo da Giuseppe Di Taranto e vede in scena Francesca Borriero, Sergio Del Prete e Francesco Luongo.

Pisano si distingue per un approccio alla scrittura teatrale. «Personalmente differenzio le drammaturgie in “orizzontali” e “verticali”, e oggi – ha detto l’autore – siamo invasi dalla drammaturgia “orizzontale”, cioè dal prendere una forma e tirarne i limiti al di là di dove sono stati fino a quel momento esplorati, e quindi non fare niente di “rivoluzionario”. La verticalità è invece l’esplorazione di nuove forme che sono la chiave per regalare alla drammaturgia una ventata d’aria fresca».

“Eduardo C’est Moi”, incarna pienamente questa ricerca dell’autore: non è il drammaturgo a raccontare Eduardo De Filippo, ma sono i suoi stessi personaggi più famosi – da Zi’ Nicola a Concetta, da Amalia a Filumena, Titina e Peppino – a dar vita al racconto attraverso le loro interpretazioni e battute celebri.

Novità nella novità: lo spettacolo di Fabio Pisano si chiude con un testo inedito, “È stato gelo”, che riflette sulla condizione attuale di teatranti e attori, facendo eco alle parole pronunciate da Eduardo nel 1984. Un approccio radicale e profondamente originale che promette di lasciare il segno.

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