“Se risulti positivo a una sostanza vietata, il punto di partenza per una possibile squalifica è di quattro anni. Se si può dimostrare che non sia stato intenzionale, la pena si riduce a due anni. A questo punto si devono fare delle differenziazioni. Nel caso di Swiatek parliamo di un prodotto contaminato (medicinale), mentre per Sinner c’è la complicazione che il suo sia un prodotto non contaminato, in quanto il fisioterapista ha usato sul suo dito il prodotto in questione che conteneva il principio attivo dopante. Per questo, l’intervallo della squalifica va da uno a due anni”. Queste le parole di Karen Moorhouse, CEO dell’International Tennis Integrity Agency, a tennis365.com.
Parole che fanno tremare il numero uno del tennis Jannik Sinner, che per il momento è stato scagionato dall’accusa di doping per via di una contaminazione involontaria da clostebol. Il tutto a circa due mesi dalla probabile pronuncia del TAS; l’ultimo grado di giudizio al riguardo. Nel corso delle ultime settimane si sono rincorse voci e indiscrezioni e l’ipotesi è che la pronuncia del TAS arriverà nel mese di marzo.
La Moorhouse ha poi concluso: “So che la WADA ha affermato che il motivo del ricorso si concentra sul fatto che il giocatore possa avere una responsabilità, rispondendo all’articolo in cui si parla di ‘nessuna colpa o negligenza significativa’. Il Tribunale Indipendente di primo grado aveva ritenuto che Sinner non avesse alcuna colpa o negligenza, avendo usato la massima cautela possibile. L’Agenzia mondiale antidoping contesta proprio questo aspetto”. Una brutta notizia prima dell’inizio dell’Australian Open, in programma domenica.
fonte: diretta.it