Cuba candida al Nobel per la Pace i medici della brigata “Henry Reeve“, che sono intervenuti in diversi Paesi del mondo, fra cui l’Italia, per dare sostegno nella lotta contro il coronavirus.
A dare l’annuncio su Twitter il presidente cubano, Miguel Diaz-Canel Bermudez. “Cuba per il mondo: medici e non bombe», ha scritto, spiegando che «il Consiglio mondiale per la pace ha formalmente presentato la candidatura della brigata medica Henry Reeve di Cuba per il Nobel per la Pace”.
Tra i sostenitori più entusiasti si schiera sicuramente tutta la città di Crema, a cominciare dalla sindaca Stefania Bonaldi. Proprio nel Cremonese infatti si erano fermati per due mesi i sanitari cubani, mettendosi a disposizione per affrontare l’emergenza coronavirus nella regione italiana più colpita.
Difficile esprimere la gioia, la commozione, l’orgoglio, la riconoscenza e lo straordinario affetto che proviamo per i nostri Hermanos de Cuba“, ha scritto su Facebook la prima cittadina non appena ha saputo che il Consiglio mondiale per la pace (riconosciuto dall’Onu) aveva registrato la candidatura dei cubani.
Ero stata informata tempo fa dall’Associazione Italia Cuba della possibilità che venissero candidati e avevo già garantito il pieno appoggio dell’amministrazione comunale. Anzi, avevo anche chiamato la sindaca di Torino Chiara Appendino, dato che anche là la brigata ‘Henry Reevè ha portato il proprio aiuto nella fase più difficile dell’emergenza sanitaria – spiega Bonaldi – Pensavamo di fare una dichiarazione pubblica congiunta, ma la bella notizia dell’ufficializzazione della candidatura ci ha anticipato“.
A Crema è ancora vivo il ricordo degli sforzi profusi dai medici e infermieri cubani a partire dallo scorso marzo per aiutare il personale sanitario italiano: “La gente prova per loro un grande affetto. Meritano senz’altro il Nobel perché sono stati il migliore esempio dell’umanità che unisce e affratella – continua la sindaca – La loro vittoria sarebbe in un certo senso anche quella della nostra città“.

Secondo il Consiglio mondiale per la pace, il lavoro del contingente medico “Henry Reeve” rappresenta “l’esempio più sincero di solidarietà internazionale” e Stefania Bonaldi sottolinea che, nel caso in cui i medici e gli infermieri vincessero il Nobel, i cremaschi si sentirebbero “felici, orgogliosi e ancora più compresi nel sentimento di riconoscenza che proviamo per loro“.

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