Di Gabriele Granato
11 settembre 1973, il generale Augusto Pinochet rovescia il governo regolarmente eletto di Salvator Allende, dando inizio ad una delle dittature più sanguinose del XX secolo.
Una dittatura che renderà gli stadi di calcio luogo di terrore e morte, dove avvenivano sistematiche torture e fucilazioni. In centinaia di migliaia perderanno la propria vita durante la dittature di Pinochet.
L’Estadio Nacional di Santiago divenne per alcune settimane un campo di prigionia dove furono interrogate e torturate migliaia di persone e almeno 41 furono uccise.
Lo stesso stadio in cui il 21 novembre 1973 si sarebbe dovuta giocare la partita decisiva per l’accesso alle fasi finali del Mondiale del 1974 tra il Cile e l’URSS dopo che all’andata la partita era terminata a reti bianche. Una partita che non si giocherà mai poiché la nazionale dell’Unione Sovietica si rifiuterà di scendere in campo davanti ai soldati schierati di Pinochet oltre che in uno stadio reso luogo di sofferenza e morte per i dissidenti del Regime.
Il Cile, dunque, vince a tavolino qualificandosi per i Mondiali ma quella partita per il Generale andava comunque giocata e così andò in scena un match surreale con la sola squadra cilena (costretta) in campo e con addirittura alcune reti messe a referto come quella siglata dal capitano Valdes in una porta tristemente vuota.
In campo anche Carlos Caszely, soprannominato “El rey del metro cuadrado” che non aveva mai nascosto la sua avversione per il regime militare di Pinochet e che aveva affermato che semmai gli fosse arrivato sui piedi anche solo un pallone lo avrebbe calciato appositamente fuori. Ma così non fu. Anche lui, per paura, fu protagonista di quella incredibile e vergognosa partita che per sua stessa ammissione non ha mai dimenticato.
Lo stesso Caszely che nel corso della prima partita dei Mondiali di Germania 1974 si farà espellere, ricevendo così il primo cartellino rosso della storia della Coppa del Mondo. Un cartellino rosso che gli costò l’esclusione dalla nazionale – voluta in prima persona da Pinochet – fino al 1982 quando, a furor di popolo, fu nuovamente convocato nonostante la situazione politica del Paese non fosse cambiata e al potere ci fosse ancora il Generale.
E fu proprio nel corso dell’edizione del 1982 dei Mondiali che il calciatore cileno avrà la sua rivincita nei confronti di Pinochet, che sperava di utilizzare l’evento sportivo più importante al mondo per migliorare la propria immagine e quella di un paese stritolato dalla violenza e dal terrore.
Il Cile, sorteggiato nel girone con Algeria, Germania dell’Ovest e Austria, nella prima gara è sotto di un gol contro gli austriaci quando l’attaccante cileno si guadagna un calcio di rigore che sarà proprio lui a calciare. In quel momento “il re del metro quadrato” aveva su di sé gli occhi di una nazione intera e del suo spietato carnefice ma ciò nonostante fallirà quel calcio di rigore. Otto anni dopo quel cartellino rosso. Il Generale, ancora una volta, non la prenderà bene. A maggior ragione perché si ha la sensazione che Caszely quel rigore lo abbia sbagliato appositamente per fare un dispetto al Regime e prendersi la sua rivincita dopo la “partita fantasma” del 1973.
E da quel giorno Carlos Caszely è ricordato come il calciatore che sfidò Pinochet.