Di Gabriele Granato
Jakub Jankto ha ufficialmente firmato per il Cagliari da qualche ora quando il ministro dello sport, Andrea Abodi, dichiara che le scelte personali – in riferimento al coming out del centrocampista della Repubblica Ceca – vanno sempre rispettate sebbene lui non ami particolarmente le ostentazioni.
Dichiarazioni che hanno sollevato più di qualche polemica. Dichiarazioni che hanno sollevato – chiaramente – più di qualche polemica nel mondo politico e del giornalismo, sportivo e non.
Dal mondo del calcio poco o niente: pochissime voci in sostegno a Jankto e ancora meno di critica ad Abodi. Ennesima dimostrazione di quanto sia difficile in certi ambienti parlare di questioni che vengono vissute ancora come veri e propri tabù.
Società e calciatori sembrerebbero non cogliere l’importanza di prendere posizione e denunciare la gravità delle parole del Ministro dello sport, dimostrando – in questo modo – di sottovalutare le ripercussioni che alcune affermazioni.
Non sappiamo cosa sia passato per la testa di Claudio Ranieri, allenatore del Cagliari, forse avrà pensato che bisognava fare qualcosa o semplicemente avrà fatto ciò che si sentiva di fare senza neanche pensarci troppo, sta di fatto che va ringraziato enormemente per le parole pronunciate nel riaccogliere – lo aveva già allenato alla Sampdoria – Jankto:
“Capisco quanto debba aver sofferto Jankto prima di esternare una cosa che è naturale. Qualche idiota c’è sempre, ma lui è forte dentro. L’ho scelto per le sue qualità, ma anche perché questa squadra è una famiglia con uno spogliatoio eccezionale. Lui non avrà problemi. Per lui è stata dura e chissà per quanti altri ragazzi lo è. Non so nel calcio o nello sport e poi anche in famiglia. Sarebbe bello che ce ne fossero anche altri di messaggi così, per fare capire che non ci sono differenze”.
Parole che pesano come macigni e che squarciano quel velo di ipocrisia e paura dietro cui, purtroppo, troppo spesso sono trincerati gli stessi calciatori. Mister Ranieri ha avuto il coraggio di schierarsi, pronunciando parole condivisibili e di buon senso, che suonano come un messaggio di supporto a chiunque altro voglia uscire allo scoperto e vivere la propria vita – e carriera – senza più doversi nascondere o vergognarsi.
Ed in un ambiente tossico come quello del calcio, dove ai massimi livelli praticamente Jankto è stato il primo calciatore a fare coming out, e dove è chiaro che c’è un enorme problema legato alla sessualità e all’identità di genere, risulta fondamentale trovare il coraggio di parlare, di rompere certi tabù ed anche di sapere che ci sarà chi non solo ti ascolterà ma ti supporterà e ti accompagnerà lungo questo cammino. Ed in questo senso il coming out di Jankto così come le parole di Ranieri possono rappresentare l’inizio della destrutturazione del machismo spinto su cui si fonda il mondo del calcio.