Di Gabriele Granato

Arabia: Qualche giorno fa, Jordan Henderson, bandiera e capitano del Liverpool con cui ha giocato 360 partite segnando 29 goal è stato ufficialmente presentato dalla sua nuova squadra di club, l’Al-Ettifaq di Dammam (Arabia Saudita), dove ritroverà il suo ex compagno di squadra, Steven Gerrard, attuale allenatore della squadra saudita.

Nulla di strano, in questa estate dove i club di calcio dell’Arabia Saudita sono gli assoluti protagonisti del calciomercato internazionale, se non fosse che Henderson oltre ad essere stato una bandiera del Liverpool è anche uno dei calciatori maggiormente attivi in favore dei diritti della comunità LGBTQIA+.

Da diverso tempo, infatti, aveva deciso di aderire e promuovere la campagna “Rainbow Laces” in Premier League, indossando una fascia da capitano con i colori dell’arcobaleno proprio a supporto comunità LGBTQIA+.

Non stupisce, dunque, che già prima dell’ufficialità del suo trasferimento si fosse alzato un polverone di critiche nei suoi confronti.

In tanti accusano il calciatore classe ’90 d’aver barattato i suoi ideali in cambio della vagonata di milioni di euro (circa 3.2 al mese) che il club saudita verserà sul suo conto bancario per i prossimi 3 anni.

Thomas Hitzlsperger, ex centrocampista della lazio, dichiaratosi gay nel 2014, aveva commentato la notizia sui suoi social la con parole decisamente dure: “così Jordan Henderson riesce finalmente a trasferirsi in Arabia Saudita. Buon per lui, può giocare dove vuole. Sono curioso però di sapere come sarà il nuovo brand JH. Il vecchio è morto! Ho creduto per un po’ che il suo supporto per la comunità LGBT+ fosse stato genuino. Sono stato uno sciocco…”.

C’è da ricordare, infatti, che in Arabia Saudita l’omosessualità è illegale e punibile con la morte, senza considerare la sistematica negazione anche dei più basilari diritti delle donne e la feroce repressione che si abbatte come nulla fosse sugli oppositori politici del regime. Insomma non proprio il Paese migliore dove un calciatore socialmente impegnato come Henderson poteva decidere di trasferirsi.

Polemiche, tra l’altro, che hanno trovato terreno fertile il giorno della presentazione ufficiale di Henderson dal momento che l’Al-Ettifaq ha deciso di celebrare il colpo di mercato con un video con alcune delle migliori giocate del centrocampista inglese dove la fascia da capitano arcobaleno, però, è stata sistematicamente censurata.

Un modo per mettere immediatamente in chiaro che lì non c’è spazio per alcun arcobaleno o riferimento alla comunità LGBTQIA+.

Ed anche la platealità con la quale il club saudita ha oscurato i colori dell’arcobaleno è stata una decisione ponderata e voluta per stroncare sul nascere qualsiasi velleità da parte dell’ex Liverpool – o di altri calciatori – di dare seguito al proprio impegno in favore dei diritti di chi in Arabia Saudita è ritenutə malatə.

L’acquisto dell’ex capitano del Liverpool, insomma, nei piani dell’Arabia Saudita non rappresenta semplicemente un importante colpo di mercato ma anche – e forse soprattutto – un modo per affermare e mostrare al mondo intero la propria forza.

Una forza che il principe saudita Moḥammad bin Salmān Āl Saʿūd ha tutta l’intenzione di esercitare utilizzando il calcio come strumento preferenziale per imporsi come prima potenza del mondo arabo e riferimento principale per il mondo occidentale in quella Regione senza però mai rinunciare alla propria identità, forte della dipendenza economica sempre più asfissiante che lega l’Europa all’Arabia Saudita

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com

You cannot copy content of this page