Scozia: Quel che ci interessa raccontare della partita di Champions League – andata ieri in scena al Celtic Park – tra i campioni di Scozia del Celtic e gli spagnoli dell’Atletico Madrid, non è tanto l’aspetto tecnico-tattico quanto quelle che sono state le settimane in avvicinamento a questo appuntamento in casa Celtic.
Questa partita, per gli appassionati di calcio e non, era segnata in rosso almeno da un paio di settimane e cioè da quando, a seguito della nuova escalation di violenza in Palestina, la tifoseria del Celtic aveva manifestato la propria vicinanza alla popolazione di Gaza colorando lo stadio con le bandiere palestinesi, provocando – per la prima volta – la dura reazione della società che si era pubblicamente dissociata da quanto andato in scena sugli spalti del proprio stadio.
Un clima pesante che è andato persino peggiorando nei giorni a ridosso della partita, con la tifoseria scozzese che aveva lanciato una vera e propria campagna per portare sugli spalti nuovamente la propria solidarietà ai palestinesi e la società che aveva fatto partire diffide e multe a centinaia di tifosi, individuati come i promotori di queste azioni.
Tensione che è montata giorno dopo giorno e che la società di Glasgow ha in qualche modo provato a smorzare alla vigilia del match con un comunicato con cui si provava a mediare:
“Il Club riconosce che i nostri sostenitori hanno opinioni personali a cui tutti hanno diritto. Essendo un club aperto a tutti, apparteniamo tutti al Celtic Park. Il Celtic Park è il luogo in cui veniamo per sostenere la nostra squadra di calcio. Riconoscendo ciò, rispettando la gravità della tragedia in corso e il suo impatto sulle comunità in Scozia e in tutto il mondo, e in linea con altri club, leghe e associazioni, chiediamo che striscioni, bandiere e simboli relativi al conflitto e ai paesi coinvolti al momento non sono visualizzati al Celtic Park”.
Un appello che, però, alle orecchie dei tifosi del Celtic è suonato come tentativo di censura e che, dunque, meritava una risposta:
“Nonostante le affermazioni ipocrite, non abbiamo assolutamente alcun dubbio che queste sanzioni siano motivate dal desiderio di reprimere l’espressione politica all’interno della tifoseria del Celtic, in particolare in relazione alla Palestina in questo momento. Nonostante questo, e ogni ulteriore ostacolo, incoraggiamo ancora una volta i fan a sventolare coraggiosamente la bandiera della Palestina. […]
Rispettiamo il diritto di tutti i fan che desiderano non partecipare a tale azione, tuttavia chiediamo allo stesso modo che lo stesso rispetto e la stessa libertà siano concessi a tutti i fan che lo fanno”.
E a vedere quel che è successo ieri sugli spalti del Celtic Park, con uno stadio intero – e non solo i settori occupati dal tifo organizzato – pronto a sventolare centinaia di bandiere della Palestina sulle note di “You’ll never walk alone”, ci sentiamo di dire che il braccio di ferro tra società e tifosi lo hanno vinto questi ultimi che hanno dimostrato al mondo intero che, alle volte, per seguire i propri ideali ed i propri valori, per camminare a testa alta è necessario mettere in conto di poter subire qualche conseguenza negativa, di dover rinunciare a qualcosa di proprio per un qualcosa di più grande e collettivo.