Di Gabriele Granato

Polonia: L’arbitro polacco Szymon Marciniak nei giorni scorsi è finito nel mirino della critica per aver partecipato ad un raduno dell’estrema destra polacca, a cui è intervenuto in qualità di “relatore”.

Ad accendere i riflettori sull’accaduto l’associazione antirazzista “Never Again” che nel denunciare l’episodio ha incalzato la UEFA affinché se ne facesse carico ed eventualmente prendesse un qualche provvedimento.

Al netto delle roboanti dichiarazioni dei vertici UEFA secondo cui “l’Uefa e l’intera comunità calcistica aborriscono i valori del gruppo “Confederazione, libertà e indipendenza” (organizzatori dell’evento in questione) e prendono molto seriamente queste accuse”, sono bastate delle flebili scuse da parte del fischietto polacco “non sapevo che l’evento fosse associato a un movimento di estrema destra”, assicurando che “se fossi stato a conoscenza di questo fatto avrei rifiutato categoricamente l’invito” a fare rientrare il caso.

Così la finale di Champions League sarà diretta – come previsto e prevedibile – da Marciniak perché dopo tutto capita a chiunque di intervenire ad un evento (sebbene di mestiere si faccia altro e quindi non capiti tutti i giorni di essere invitato in qualità di relatore!) senza essersi minimamente informati sulla natura dello stesso.

E poco importa che in Polonia conoscano tutti Slawomir Mentzen, leader del partito nazionalista che ha organizzato l’evento, produttore tra l’altro della birra White IPA Matters, con chiaro riferimento beffardo nei riguardi del movimento Black Lives Matter.

La UEFA ancora una volta ha dimostrato quanto poco a cuore le stiamo determinate tematiche e quanto di facciata siano le diverse campagne promosse per fare fronte al razzismo…

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