Di Gabriele Granato

Qatar: Domenica si è conclusa l’edizione sicuramente più chiacchierata della Coppa del Mondo di calcio, con l’argentina di Messi che ha alzato la coppa al cielo, proprio come 36 anni prima fece Diego Armando Maradona.

Un’edizione che ci ha fatto conoscere tantissime storie, che come spesso accade ci ha parlato di calcio ma non solo. Ed allora proviamo a ripercorrere assieme questo mese di calcio attraverso delle pagelle che tengono conto non solo (o per meglio dire non tanto) dell’aspetto sportivo quanto di quello sociale e politico.

Argentina: 10
Proprio come il numero di Lionel Messi e di Diego Armando Maradona. E no, inutile avventurarsi in paragoni che stesso i due hanno sempre rifiutato uno nel rispetto dell’altro: Maradona riconoscendo in Messi il suo erede e Messi riconoscendo in Diego il più grande di sempre. Un antagonismo che, probabilmente, esiste solo a certe latitudini ed in certi contesti.

Iran: 9
Rifiutarsi di cantare l’inno nazionale in occasione della partita d’esordio a questo Mondiale in solidarietà con quanto sta accadendo in patria è stato un gesto di una potenza incredibile. E non solo simbolica: parliamo di calciatori che hanno messo a rischio la propria incolumità e quella delle proprie famiglie, visto che il Governo di Teheran non sta andando tanto per il sottile con i manifestanti tra arresti, torture ed impiccagioni.

Marocco: 8
I leoni dell’atlante hanno riscritto la storia del calcio africano e mondiale essendo la prima nazionale africana a giocarsi le semifinali di un Mondiale. E lo hanno fatto alla grande, fuori e dentro al campo, portando spesso e volentieri la bandiera palestinese nel corso dei festeggiamenti per ricordare a tutti, che al di là delle scelte dei governi, il popolo è ancora maledettamente dalla parte dei palestinesi. Un voto in più se non si fossero lasciati andare a cori censurabili contro il popolo Saharawi che ancora viene oppresso, guarda caso, proprio dal Marocco.

Richarlison: 7
Il centravanti del Tottenham, nonostante il flop del Brasile, è stato capace di uno dei gesti più belli di questa edizione dei Mondiali e non parliamo dello straordinario goal in mezza sforbiciata contro la Serbia quanto piuttosto di questa sua dichiarazione: “È diritto fondamentale avere cibo a tavola, sanità, istruzione e casa. Sono favorevole a un minimo di dignità e uguaglianza per tutti i brasiliani che non hanno avuto la mia stessa fortuna”. Neymar ascolta ed impara!

Germania: 6
Se ci si fosse limitati alle prestazioni sportive dei teutonici il voto sarebbe stato decisamente più basso, ma la loro foto – diventata già iconica – con la bocca tappata per denunciare le pressioni di Fifa e Qatar affinché si facesse sparire la questione legata ai diritti della comunità lgbtq+, li fa arrivare alla sufficienza. Hanno trovato un modo positivo, sebbene clamorosamente eliminati ai gironi, per farsi ricordare anche stavolta.

Belgio: 5
Se ci ricorderemo dei diavoli rossi in questa edizione dei Mondiali non sarà certamente per le loro vittorie né tanto meno per giocate da urlo: ce ne ricorderemo per le parole del loro calciatore simbolo Eden Hazard che con molta poca classe – ed anche tanta spocchia – aveva giudicato il gesto dei colleghi tedeschi di cui sopra con queste parole: “il gesto della Germania? Simbolico sì, ma dopo hanno perso la partita. Avrebbero fatto meglio a non farlo e a vincere piuttosto. Siamo qui per giocare a calcio, non per lanciare un messaggio politico”. Visto come è finito il mondiale per il Belgio ed Hazard ci viene da dire che anche lui si è dimenticato di giocare a calcio, con la differenza che almeno la Germania si è fatta notare per un gesto positivo!

Croazia: 4
Come i 4 milioni di abitanti di questa piccola nazione che per la seconda volta finiscono terzi ad un mondiale. Peccato che Modric&co siano tanto grandi in campo quanto piccoli fuori. Festeggiare l’accesso alle semifinali intonando canzoni ultranazionaliste di un gruppo neonazista, rivangando una delle pagine nere della storia moderna, non è mai un bel sentire. Speriamo che prima o poi si ravvedano.

Infantino, il Qatar e gli europarlamentari: s.v
E non perché non abbiano lasciato il segno anzi ma perché quel che hanno detto e fatto è talmente allucinante che viene difficile anche commentarlo:

Infantino e il suo “oggi mi sento del Qatar. Oggi mi sento arabo, oggi mi sento africano, oggi mi sento gay, oggi mi sento disabile, oggi mi sento un lavoratore migrante”, Al-Khelaïfi che dice che “Questo Mondiale dimostra che ogni Paese ha il diritto di organizzare grandi eventi del genere. Abbiamo aperto i nostri cuori e le nostre case a gente di ogni cultura e origine in un clima gioioso e multiculturale, con famiglie e bambini, in sicurezza”, Al Thani che mette indosso a Messi nel corso della premiazione il Bisht per affermare ulteriormente il suo potere su un mondo che in cambio di soldi è disposta ad accettare la qualsiasi, la vicepresidente del Parlamento Europeo, Panzieri&co che hanno preso mazzette per peronare la causa del Qatar e parlarne bene in Europa ci dicono che questo mondo – non solo quello del Calcio – è da rivoluzionare nel pensiero, nell’azione, in tutto!

Infine una menzione speciale per gli oltre 6.500 operai morti nel corso di questi anni di preparazione al Mondiale, nel silenzio più assoluto, quasi fossero freddi numeri e non esseri umani.

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