Spagna: Galizia, Paesi Baschi, Andalusia, Navarra e la capitale Madrid. In Spagna la solidarietà per il popolo palestinese unisce una nazione intera o meglio unisce la maggior parte delle tifoserie spagnole.

In attesa del posticipo che questa sera chiuderà l’undicesima giornata de La Liga, il weekend appena trascorso ci ha detto che nonostante i divieti, i comunicati, le multe e le pressioni, la solidarietà non può essere fermata. Sugli spalti di diversi campi spagnoli sono spuntate decine e decine di bandiere della Palestina, rafforzando un sentimento di vicinanza ad un popolo che prova a resistere come meglio può.

Dopo le polemiche della scorsa settimana per la gradinata della tifoseria dell’Osasuna colorata di bandiere palestinesi, il tentativo di censura da parte di Tebas, numero uno de La Liga, sembra essere totalmente naufragato sotto i colpi di una solidarietà che cresce di giorno in giorno, di partita in partita a dimostrazione che non si può impedire la libera espressione delle idee.

E ciò che maggiormente colpisce, in negativo, in un contesto di guerra sempre deprecabile – dove a farne le spese troppo spesso sono i civili, è la posizione assunta da La Liga e da tante società spagnole (discorso che potremmo estendere a tutta Europa) a dir poco contraddittoria se paragonata alla posizione assunta in occasione dello scoppio del conflitto tra Russia ed Ucraina dove non solo non fu vietato introdurre sugli spalti bandiere ucraine ma furono messe in campo una serie di azioni ufficiali in sostegno al popolo ucraino.

Un doppiopesismo che dimostra come anche la governance del calcio spagnolo probabilmente faccia una netta distinzione tra esseri umani di serie A ed esseri umani di serie B; tra chi merita di essere ricordato e sostenuto e chi no; tra i bambini che non hanno colpe e quelli che hanno come loro unica colpa essere nati in una terra occupata e costantemente in guerra.

Ed allora ai dirigenti del mondo calcio che vogliono dividere e vogliono strumentalmente ed intenzionalmente sostenere le ragioni e gli interessi d’una parte, preferiamo le manifestazioni spontanee e sincere di quelle tifoserie che provano a fare sentire la propria voce affinché si fermi il massacro in corso.

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