Marano. Proprio quando pensi che si sia raggiunto il punto più basso della storia politica recente succede qualcosa che ti fa ricredere.
E’ bastato trascorrere una serata fra i gradoni dell’auditorium Giancarlo Siani da spettatore dell’ultimo Consiglio Comunale, durante il quale abbiamo assistito ad uno spettacolo che definire raccapricciante risulterebbe un eufemismo.

Lo scenario è sempre più chiaro: da un lato le giovani leve sempre più inclini al silenzio e a ricoprire il ruolo di yes men, dall’altro i più esperti, quelli che dovrebbero essere di insegnamento e di esempio, che sbraitano, sbottano, urlano, litigano con il pubblico e si lasciano prevaricare da aspetti personali dimenticando i motivi per i quali da tanti anni vengono votati ed eletti dal popolo.

E’ evidente che in un clima del genere in cui i problemi della città diventano l’ultimo pensiero di chi è chiamato a risolverli, imperversa l’anarchia più totale con un presidente del Consiglio(lasciato sempre più solo dai suoi colleghi di maggioranza e “punzecchiato” in ogni momento utile dalla minoranza), costretto a ricordare “l’abc del come comportarsi in aula” ai consiglieri intenti a bivaccare e socializzare con i loro smartphone.

Passa quindi in secondo piano il bene della città e dei cittadini. Il politico maranese di oggi si “preoccupa” di andare contro il rivale, anche se questi dovesse proporre qualcosa di valido e positivo forse per il semplice motivo di non averci pensato lui prima.
Sono, ahinoi, ancora pochi coloro i quali cercano di farsi carico del mandato ricevuto e creano le condizioni per creare qualcosa di costruttivo per la collettività.

In questo catastrofico contesto, quindi, il campo politico diventa terra fertile anche per chi politico non è e concentra la sua attività sull’autocelebrazione, insultando e criticando il lavoro e le opinioni altrui pretendendo, anche senza averne i titoli, di determinare i punti chiave da seguire e le priorità da affrontare.

Ci auguriamo, davvero, che tutti facciano un bagno di umiltà, imparino ad ascoltare e inizino a prendere sul serio il proprio lavoro perché Marano non può più attendere.

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