Roma: Ascolto sì, ma sulla proposta di legge dell’opposizione nessun ripensamento.
A poche ore dall’incontro con i leader dei partiti di minoranza – in calendario venerdì alle 17 – Giorgia Meloni chiarisce, o meglio conferma, quella che è la posizione del governo sul tema del salario minimo: se approvato per legge, “potrebbe rischiare di essere più basso del minimo contrattuale previsto e diventare così un parametro sostitutivo e non aggiuntivo, peggiorando molto di più i salari rispetto a chi li migliora”.
Una premessa – scandita in una diretta social con la sua rubrica “Gli appunti di Giorgia” – che spiazza le opposizioni leggendo nelle sue parole una chiusura ad ogni confronto. “Qual è la strategia di Meloni? Convocare l’incontro e poi cercare l’incidente per farlo saltare?”, si chiedono dalle parti del Nazareno con Elly Schlein comunque decisa a fare valere le sue ragioni – anche sul caso De Angelis e i ristori per l’Emilia Romagna – direttamente a Palazzo Chigi. Se all’incontro “dovesse esserci solo un muro contro muro, meglio rivedersi in Parlamento” commenta invece Riccardo Magi di +Europa, mentre Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs reputano inutile la convocazione di Meloni se fatta soltanto “per ribadire il suo no alla legge sul salario minimo”.
A far alzare ulteriormente le temperature del dibattito politico – tanto da far temere che l’appuntamento di venerdì potesse saltare – anche le parole della premier sul Reddito di cittadinanza: una misura su cui “il governo non intende tornare sui suoi passi”, e che essendo nel programma di governo, di certo “non può essere considerato un fulmine a ciel sereno”. L’incontro non salterà, invece, ma di certo – come osserva Giuseppe Conte – parte decisamente in salita: non ci si siede attorno ad un tavolo, è il messaggio del leader dei 5 Stelle, chiudendo ad ogni confronto. E, oltretutto, diffondendo “fake news in piena regola” dimostrando di non aver letto “neppure una riga della nostra proposta”.
Tace, per il momento, Elly Schlein, ma dal Pd il capogruppo in commissione Lavoro Arturo Scotto dà man forte a Conte, dichiarando che venerdì il partito sarà presente per ribadire che “il salario minimo va fatto per legge”. In un pomeriggio decisamente agitato, veste i panni di mediatore Carlo Calenda che chiede a tutti di “tenere i toni bassi” e di lavorare insieme per raggiungere un accordo, mentre la senatrice Raffaella Paita conferma che Italia Viva non ci sarà perché pensa ancora che “le leggi si debbano fare in Parlamento”.
Meloni, che venerdì accoglierà le opposizioni affiancata dai due vicepremier – Antonio Tajani e Matteo Salvini – dalla ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone e dai due sottosegretari Giovanbattista Fazzolari e Alfredo Mantovano, insiste però che stabilire per legge la soglia di un salario minimo, “non è una soluzione efficace” e rischia anzi di peggiorare le retribuzioni. La proposta del governo, che difficilmente vedrà la luce prima di settembre, è invece quella di continuare a insistere sulla contrattazione collettiva, come rimarcato dalla stessa Calderone, per la quale occorre “un’azione intensa per un’estensione della contrattazione ai settori ancora non coperti” e da Tajani, per il quale l’idea di una “contrattazione collettiva che garantisce i lavoratori è meglio di un salario fissato per legge”. Meloni confida comunque che il confronto di venerdì possa trasformarsi in un’occasione per capire se “c’è il margine di presentare insieme” alle opposizioni “una proposta seria contro i salari bassi – vero problema italiano – e che si possano fornire i parametri salariali per i lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva.