Scozia: Il conflitto in Medio Oriente, violentemente riesploso il 7 ottobre scorso, sta lacerando tutto il mondo. Nei talk, sui social e nelle piazze non si fa altro che parlare della spaventosa crisi umanitaria in corso, con la quasi totalità delle persone che invocano il cessate il fuoco.
Secondo stime di Save the Children “dal 7 ottobre, sono stati segnalati più di 3.257 bambini uccisi, di cui almeno 3.195 a Gaza, 33 in Cisgiordania e 29 in Israele. Il numero di bambini uccisi in sole tre settimane a Gaza è superiore al numero di bambini uccisi in conflitti armati a livello globale – in più di 20 Paesi – nel corso di un intero anno, negli ultimi tre anni.
I bambini rappresentano più del 40% delle 7.703 persone uccise a Gaza e più di un terzo di tutte le vittime nei Territori Palestinesi Occupati e in Israele. Il bilancio delle vittime è probabilmente molto più alto, poiché ad essi si potrebbero aggiungere circa 1.000 bambini dispersi a Gaza che si presume siano sepolti sotto le macerie.
Una tragedia che come vi abbiamo raccontato nelle scorse settimane ha avuto la sua eco anche nel mondo del calcio con diverse tifoserie che hanno preso posizione riempiendo gli stadi di bandiere della Palestina. La tifoseria che, sicuramente, si è maggiormente esposta in questo senso è quella del Celtic che, nonostante i comunicati e gli avvertimenti della società, non ha rinunciato ad esporre quello che è diventato a tutti gli effetti simbolo di resistenza e libertà, proseguendo il braccio di ferro con la Dirigenza del proprio club e tornando a colorare con bandiere palestinesi lo stadio anche in occasione del match di Champions League dello scorso 25 ottobre contro l’Atletico Madrid.
Una decisione pagata a caro prezzo dalle centinaia di abbonati della North Curve – il settore del Celtic Park occupato dalle Green Brigade – che nei giorni scorsi si sono visti ritirare gli abbonamenti fino al termine della stagione e a cui la società ha fatto sapere che sarà vietata anche la vendita dei ticket per seguire la squadra in trasferta.
Una scelta, quella della società di Glasgow, per provare a risolvere – in maniera del tutto arbitraria ed antidemocratica – una situazione che evidentemente cominciava a creare problemi ai piani alti del Club.
Una scelta che, però, non solo ha esposto la società a critiche piovute da ogni dove ma che, soprattutto, ha messo in evidenza come non si possa mettere a tacere un’idea semplicemente con la censura.
Sabato pomeriggio, infatti, in occasione della partita di campionato tra Ross County e Celtic, la prima dopo i provvedimenti della società scozzese, nonostante l’assenza delle Green Brigade e di tutti gli abbonati interdetti dal seguire la propria squadra, nel settore ospiti riservato ai supporters del Celtic sono nuovamente spuntate decine di bandiere palestinesi a dimostrazione di quanto sia sentita la questione e quanto sia diffuso e profondo il senso di solidarietà che lega la tifoseria del Celtic alla Palestina.
Un messaggio che probabilmente sarà arrivato al Board del Celtic che, probabilmente, farebbe meglio a ritornare sui propri passi e lasciare che i propri tifosi esprimano le loro idee di pace e solidarietà liberamente dagli spalti del Celtic Park.