“È andata male”, dice Elly Schlein. I risultati delle Regionali in Lombardia e Lazio arrivano mentre il Pd è nel pieno della sua corsa verso le primarie: trionfo del centrodestra e impennata dell’astensionismo sono l’ennesima mazzata per i dem. Schlein in un’intervista a Repubblica indica una responsabilità precisa: la colpa, dice è “di chi per anni ha inseguito il centro, senza accorgersi che si stava perdendo la sinistra, un intero blocco sociale che ha preferito astenersi anziché votare Pd. Penso che mai come adesso serva una svolta netta: per rinascere, per risalire bisogna avere più coraggio. Non è tempo di un fotoritocco, di ordinaria amministrazione. Se ci rifugiamo nell’usato sicuro non andremo da nessuna parte. Il Pd deve cambiare tutto ed essere un partito di sinistra che rappresenta chi non ce la fa. Sono rientrata per questo”. E ci tiene a rivendicare il suo ruolo di candidata di rottura per la segreteria: “Solo io non ho fatto parte del gruppo dirigente del Pd negli ultimi dieci anni, durante i quali si è rotto il rapporto con i nostri mondi di riferimento, che bisogna assolutamente ricucire. È necessario anche per combattere la disaffezione al voto”.
Il 60 per cento di schede che mancano nelle urne, secondo Schlein, si è persa a causa così: “L’alleanza che si è spezzata non è nel ceto politico, fra i partiti che si dicono progressisti, ma ripeto: con i nostri mondi di riferimento. Lavoro, scuola, Terzo settore. Il dato dell’astensionismo è quello che fa più male e quando ci guarderemo dentro credo si confermerà quanto già visto a settembre: sono le fasce impoverite a disertare le urne, quelle che non si sentono più rappresentate. Per questo abbiamo bisogno di risvegliare la partecipazione, di una grande mobilitazione collettiva”.